La Nuova Sardegna

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La storia

Nuoro, l’infanzia barbaricina di Indro Montanelli: «Quei birbaccioni di Offeddu e Guiso»

di Luciano Piras

	Il Regio Ginnasio “Giorgio Asproni”. Nel riquadro: Indro Montanelli bambino con il padre Sestilio e la madre Maddalena Doddoli
Il Regio Ginnasio “Giorgio Asproni”. Nel riquadro: Indro Montanelli bambino con il padre Sestilio e la madre Maddalena Doddoli

“Sardus Paper” compie un anno di vita e racconta i primi studi in città del grande giornalista

17 gennaio 2024
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Nuoro «La Barbagia, che aveva resistito a tutte le invasioni, si è arresa alla televisione e agli elettrodomestici». Indro Montanelli aveva occhio e intuito. Sapeva guardare molto lontano. Era il 1960, allora. Il giornalista aveva 50 anni. Era tornato, dopo tre decenni di assenza, nella “sua” Nuoro per rivedere la città, il monte Ortobene e soprattutto i compagni di classe. «Quando, sul corso della mia vecchia Nuoro – ha scritto –, ho visto sfilare due uomini in costume e mi hanno detto ch’è l’Azienda del turismo a stipendiarli perché facciano color locale, ho provato una stretta al cuore. E quando, transitando con la macchina a mezzanotte da Silanus, che conterà a dir molto duemila abitanti, ho visto giovanotti e ragazze, vestiti come a Livorno o ad Abbiategrasso, ballare per le strade perché era la festa del paese, ho rimpianto i tempi in cui per uno sguardo avventato sorgeva automaticamente un dilemma: o il matrimonio, o una coltellata. Ma, a parte questi aspetti deteriori e mortificanti del cosiddetto progresso – sottolinea Montanelli –, debbo riconoscere che qui, dove ce n’era bisogno più che altrove, la vita e il costume hanno subìto un rivolgimento profondo e senza possibilità di ritorni».

L’esperienza sarda Parole che tornano attuali, ora che “Sardus Paper” celebra il suo primo anno di vita dedicando un numero al grande giornalista toscano che passò oltre cinque anni della sua infanzia a Nuoro. Classe 1909, Indro Montanelli era arrivato nel capoluogo della Barbagia al seguito del padre Sestilio, nominato nel 1917 preside della Scuola Normale di Nuoro: il piccolo frequentò così, nel cuore dell’isola, gli ultimi due anni delle elementari e i successivi tre del liceo-ginnasio. «Un’esperienza, quella sarda, che Montanelli, in numerosi articoli e interviste, ha sempre ricordato con affetto e ha sempre rammentato come importante per la formazione del suo carattere» sottolinea Angelino Mereu, ideatore e curatore della collana di testi sulla Sardegna “Sardus Paper”, Nardini editore, Firenze. Una rivista senza scopo di lucro, si autofinanzia e basta, tiratura limitata, numerata, di pregio, riservata agli amatori, stampata su carta Tintoretto touch class avorio, 60/70 copie appena di ogni numero.

Il Circolo dei sardi Classe 1956, nato a Orani, dal 1975 di casa a Firenze, Mereu è il presidente dell’Acsit, l’Associazione culturale dei sardi in Toscana. Bibliofilo e collezionista d’arte, diversi anni fa acquistò vari numeri del “Giornalino della Domenica” degli anni ‘20 per le copertine illustrate da Edina Altara, Mario Mossa De Murtas, Remo Branca, Pino Melis e altri artisti isolani. In un articolo si parlava di Nuoro e di Indro Montanelli. È così scattata la molla. Gli altri bambini citati erano Martino Offeddu, Graziano Guiso, Nino Fuddas, Giannetto Guiso, Michele e Tottore Daddi... i “birbaccioni” compagni di scuola che il giornalista ricordava con affetto nel suo libro “Tagli su misura”, edito dalla Rizzoli nel 1960. È di quel volume il capitolo che “Sardus Paper” ripropone ora ai suoi lettori, corredandolo con le illustrazioni di Paolo Curreli, grafico, artista, giornalista della Nuova Sardegna. Nato a Nuoro nel 1958, anche lui ha visto «due mondi convivere – sottolinea –, gli ultimi sprazzi dell’antichissimo e l’avvento del nuovo». «Un po’ com’è successo al grande Montanelli – sottolinea Curreli –, lui vide l’arcaico e i primi sprazzi della modernità, io ne ho visto il trionfo». Montanelli conobbe persino Raffaele il mitico “ragazzo-cavallo” che ogni giorno rincorreva il treno in arrivo a Nuoro. Conobbe anche il banditore ziu Dionisiu, «che ogni tanto mi lasciava suonare il suo tamburo» scriveva Montanelli elencando i suoi ricordi della felice infanzia nuorese.

Un anno di vita «Ci sono voluti sei mesi solo per avere tutte le autorizzazioni, ma ne è valsa la pena» esulta soddisfatto Angelino Mereu. Il numero XI di “Sardus Paper”, titolo: “Indro Montanelli. Tagli su misura : Nuoro (1960)”, è andato in porto puntuale, con qualche copia in più del solito, viste le prenotazioni. «I fascicoli della collana stanno andando molto bene, hanno funzionato il passaparola, le recensioni, gli articoli sui giornali» sottolinea il presidente degli emigrati sardi in Toscana. Pronto a mettere in cantiere i prossimi volumi, dopo questo primo anno di attività, dall’esordio nel gennaio 2023 con il numero “Ascensione al Monte Serpeddi (1874)” di Francesco Salino, passando per “Donne italiane. Le sarde” di Giuseppe Dessì, “Due novelle” di Giuseppina Coroneo, e tante, tante altre chicche per scoprire una Sardegna inedita o poco conosciuta. Altre ne arriveranno: con i viaggiatori stranieri del secolo scorso, con Max Leopold Wagner, con Grazia Deledda...

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