La Nuova Sardegna

Nuoro

La tragedia

L’addio di Orune al piccolo Alessandro: «Ora stai giocando con gli angeli»

dall’inviata Valeria Gianoglio

	La mamma del piccolo Alessandro nella sedia a rotelle spinta dal padre (foto Locci)
La mamma del piccolo Alessandro nella sedia a rotelle spinta dal padre (foto Locci)

Il funerale del neonato morto a tre mesi nell’incidente sulla statale 125

19 marzo 2024
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Orune All’ingresso di Santa Maria maggiore, mamma Angelica Farina, seduta su una carrozzina, sospinta dal marito Cesar Zamarripa, e vicino a nonna Maria Carmela, si fa largo tra la folla raccolta sul portone, dietro la minuscola bara bianca con una piccola corona di fiori candidi. Capelli raccolti, occhiali e veste nera appoggiata sulle gambe quasi inerti, dopo le fratture provocate dall’incidente di domenica scorsa sulla statale 125 al bivio di Cala Ginepro, raggiunge l’altare della chiesa senza una lacrima. Ma lì, dopo qualche minuto, si abbandona. E il suo pianto, per tutta la messa, sarà l’unico vero sottofondo di una celebrazione nella quale il dolore di una mamma si tocca con mano anche nel silenzio immobile, e pieno di rispetto, di un intero paese che accoglie il corteo funebre con un lungo serpentone di serrande abbassate, con i negozi e gli uffici chiusi, con il lutto dichiarato dalla sindaca Giovanna Porcu giunta in chiesa con la fascia tricolore, insieme al console onorario del Messico, in segno di vicinanza a papà Cesar Zamarripa e alle sue origini centroamericane. Piange, mamma Angelica, quando don Andrea Biancu, all’inizio dell’omelia, dall’ambone si rivolge direttamente al piccolo Alessandro, portato via dalla vita troppo presto, con un semplice «Ciao, Alessandro». «Siamo qui in tanti per salutarti – prosegue il parroco – forse, in questo momento, stai giocando con gli angeli, e mi dispiace interrompere questo gioco. Vogliamo dirti qui, tutti insieme, qualcosa di importante. La tua vita qui sulla terra era appena sbocciata, ti sentivi sicuro e protetto, tra le braccia di mamma Angelica e di papà Cesar, avevi regalato loro la gioia di essere genitori». Il sacerdote lo ricorda bene: «Qualche settimana fa – dice – ho avuto la possibilità di conoscerti insieme con loro, avevamo già fissato la data del tuo battesimo per la prossima estate. Tu dormivi tranquillo nel passeggino e mamma mi diceva che sei un bambino dolcissimo e dai suoi occhi si capiva che la sua gioia era immensa, era tanto orgogliosa di te». E mamma Angelica continua a piangere, sorretta dall’amore di papà Cesar e di nonna Maria Carmela, quando don Andrea Biancu, vicino ai due sacerdoti concelebranti – don Alessandro Muggianu, parroco di Orosei, e don Totoni Cosseddu, parroco di Lula – ricorda che «hai un bellissimo nome, non devi dimenticarlo: Alessandro significa “difensore, protettore degli uomini”. Hai un compito molto importante: devi continuare a proteggere mamma e papà, nonna e tutta la famiglia, devi sorridere e dire loro che il dolore e lo sconfoto non sono l’ultima parola, ceh tu sei sempre vicino, ogni giorno sarai vivo nel loro cuore». E nel giorno di San Giuseppe, protettore di tutti i papà del mondo, don Andrea Biancu invoca pure lui il celebre santo. «San Giuseppe – dice, rivolgendosi sempre al piccolo Alessandro – ti ricorderà di guardare sempre dal cielo verso tuo babbo e aiutare lui e tua mamma in questo tempo buio nell’anima. Aiutaci a custodire, come ha fatto san Giuseppe, il tesoro più prezioso che sono le nostre famiglie e a ricordare che ogni istante della nostra esistenza è un dono grande». © RIPRODUZIONE RISERVATA

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