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L’emergenza

Droga in Baronia, numeri da allarme rosso. Padre Morittu: «Spaccio e consumo già a 11 anni»

di Alessandro Mele

	Un momento dell'incontro a Orosei (foto di Massimo Locci)
Un momento dell'incontro a Orosei (foto di Massimo Locci)

Il padre francescano davanti agli studenti alle scuole medie di Orosei: «Ci sono anche tante altre dipendenze»

16 maggio 2024
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Inviato a Orosei «In Baronia, a Orosei, c’è un mercato della droga con capitali e interessi esclusivi. L’età media di spaccio e consumo è scesa vertiginosamente fino agli 11 anni». È il quadro terrificante tracciato da padre Salvatore Morittu, da 43 anni missionario tra i tossicodipendenti nelle sue comunità di recupero. Il francescano è arrivato tra gli studenti delle scuole medie di Orosei per farsi portavoce di una realtà terribile che conferma la Baronia come zona rossa dello spaccio in Sardegna: «Non so se si spacci di più a Siniscola o a Orosei – ha detto padre Morittu –, ma mi risulta i traffici in Baronia seguono una rotta lontana dei canali dello spaccio di Sassari o del Cagliaritano, è così dagli anni ’90. È un commercio trasversale che muove soldi e una marea di droghe leggere e pesanti». Nel giro di quattro decenni si è abbassata l’età media, nel consumo e nello spaccio. «Negli anni ’80 – racconta il frate –, i casi arrivavano massimo ai 15, 16 anni. Adesso si registrano attività di questo tipo anche nella fascia che va dagli 11 ai 13. Questo vale anche per il consumo e lo spaccio di droghe pesanti».

Ma le dipendenze che affogano le nuove generazioni non sono dovute solo all’utilizzo e al commercio di stupefacenti: «Oggi le droghe sono tante – ha proseguito il francescano –. Nelle mie comunità l’ospite più giovane ha 20 anni, il più anziano ne ha 58. Ma la dipendenza sta attraversando anche altri argomenti, basi pensare alla ludopatia o della dipendenza da nuove tecnologie. C’è poi la dipendenza sessuale o di quella legata alla pornografia. Talvolta quest’ultima coincide con il problema delle droghe». Padre Morittu racconta la realtà della nuova società del malessere, incalzato dalle domande di decine di studenti delle scuole medie e quindi in un’età compresa tra i 10 e i 13 anni. L’impatto più forte lo ha dato il silenzio dei giovani nell’auditorium di Orosei. «Ma se un mio amico avesse una dipendenza, come faccio ad aiutarlo»?, ha chiesto una studentessa di non più di 12 anni. Una domanda da adulti, pronunciata con tono di preoccupazione. E dopo questa, altre domande, le più disparate.

«Nelle mie comunità abbiamo aiutato migliaia di persone in 43 anni di attività – ha raccontato padre Salvatore Morittu –. Senza un aiuto concreto, probabilmente l’80% di loro sarebbe morto. Ma l’aiuto viene da parte di tutti, non solo nelle comunità ma anche nelle famiglie o dalle istituzioni scolastiche». E ha proseguito: «Questa realtà umana così drammatica, è però anche una comunità supplicante nella quale si va alla ricerca di una ragione per vivere attraverso la conoscenza di se stessi. C’è chi vuole tornare ad essere un padre per i propri figli, chi vuole trovare la realizzazione sociale dopo tantissimo tempo trascorso a non amarsi più. E sulla strada del recupero ci sono anche il lavoro e la cultura, con l’obiettivo di essere ri abilitati a pieno titolo nella società», ha concluso il francescano. A volere la presenza di padre Salvatore Morittu tra gli studenti delle scuole medie di Orosei, è stata la dirigente scolastica Silvia Meloni. «Ci sono alcune persone che, come padre Morittu – ha affermato la preside – diventano una sorta di segnaletica esistenziale per le persone e lo restano per sempre. Le istituzioni scolastiche hanno il compito di educare i ragazzi e fornire valori legati al vivere bene e in felicità. È fondamentale – ha proseguito – riscoprire la strada giusta anche sul piano di ciò che la società insegna. Ad esempio sentiamo spesso parlare di droghe leggere. Un bell’aggettivo, ma in completa antitesi con un sostantivo che è a tutti gli effetti l’emblema di una gravissima piaga sociale».

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