La Nuova Sardegna

Nuoro

Carcere

Erano accusati di lesioni: assolti sei agenti di Badu’e Carros

di Kety Sanna
Erano accusati di lesioni: assolti sei agenti di Badu’e Carros

«Il fatto non sussiste»: con questa formula la Corte d’appello di Sassari ha ribaltato la sentenza di primo grado

3 MINUTI DI LETTURA





Nuoro Assolti perché il fatto non sussiste. Ieri mattina davanti alla Corte d’appello di Sassari presieduta da Salvatore Marinaro (a latere i giudici Serra e Delogu) si è concluso il processo per sei agenti del penitenziario nuorese di Badu’e carros finiti a processo per il reato di lesioni ai danni di un detenuto di origine serba, Rade Nikolic. Assoluzione piena, dunque, per il commissario capo della polizia penitenziaria, Manuela Cojana e gli agenti: Maurizio Cappeddu, di Oliena, Giovanni Michele Mazzette, di Oliena, Jean Pierre Nieddu, di Bolotana, Guido Nurchi, di Nuoro, Angelino Mastrone, di Oliena, tutti difesi dall’avvocato Francesco Lai.

I fatti contestati risalgono al 18 e 19 marzo di cinque anni fa. Secondo l’accusa gli agenti avevano colpito una prima volta il detenuto, in regime di 14 bis, con calci e pugni in un corridoio della sezione mentre lo spostavano in una cella, e il giorno dopo lo avevano aggredito mentre lo accompagnavano per l’ora d’aria. Sempre secondo l’accusa, il commissario capo Cojana, pur non avendo toccato il detenuto, aveva incitato gli agenti a non colpirlo al volto per non lasciare segni. Ieri la discussione. Il procuratore generale Marco Nassi, sostenendo l’impianto accusatorio del processo di primo grado, ha chiesto alla Corte la conferma della condanna a 5 mesi. Secondo l’accusa, infatti, la rappresentazione dei fatti da parte di Nikolic era stata precisa e puntuale. Le criticità vissute all’interno del carcere erano state evidenziate dai testi durante il processo.La Cojana, secondo l’accusa non aveva fatto ciò che avrebbe dovuto fare. In una Cnr aveva rappresentato le condotte del detenuto sull’episodio della resistenza e delle minacce, ma non c’era traccia della procedura che si sarebbe dovuta attivare nel momento del contenimento del detenuto.

Di parere contrario l’avvocato Lai che ha voluto sottolineare il fatto che «la condanna di primo grado non si confrontava con il quadro probatorio». Il difensore ha ribadito che in quei giorni a Badu’e carros non ci fu nessun pestaggio, nessuna lesione ma solo la contenzione di un detenuto che voleva essere trasferito di carcere provocando una reazione.

«È strano che in un processo in cui viene contestato il reato di lesioni non ci sia un certificato medico che attesti l’esistenza e la durata di una malattia – ha rimarcato il difensore degli imputati –. L’unico documento ufficiale emesso dal medico del carcere ha una duplice valenza: c’è il detenuto che sostiene di essere stato bloccato dagli agenti, e lo specialista che conferma che i segni sul corpo di Nikolic, sono compatibili con l’azione di contenimento. Ebbene, quel giorno gli agenti e il commissario capo hanno solo fatto quello che diceva loro la legge. Lo dicono le carte e in particolare il medico che aveva visitato il detenuto, che aveva sostenuto di essere stato bloccato, non picchiato. Non sono state botte, ma solo la contenzione di un detenuto».

Primo piano
Igiene urbana

Sassari, tutto pronto per la rivoluzione nella raccolta differenziata: cambiano orari e regole

Le nostre iniziative