La Nuova Sardegna

Nuoro

Il caso

Nuoro, rubati tre costumi tradizionali sardi: valore oltre 10mila euro

di Valeria Gianoglio

	Alcuni figuranti in costume nuorese durante una sfilata del Redentore (foto di Massimo Locci)
Alcuni figuranti in costume nuorese durante una sfilata del Redentore (foto di Massimo Locci)

Appello sui social: «Restituiteli, la tradizione non paghi il prezzo dell’avidità»

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Nuoro Sono entrati di soppiatto nell’appartamento del rione Mughina in quel momento disabitato, non hanno toccato nient’altro, come poi avrebbe accertato anche la polizia intervenuta, e si sono diretti verso il bottino prescelto: tre abiti tradizionali sardi. Uno da uomo, uno da donna – antico e finemente ricamato – uno da bambino. Per un valore totale stimato che supera i diecimila euro, quantomeno. L’ultima frontiera del furto in casa, tra le strade di Nuoro città, tocca per la prima volta, in tantissimi anni, la veste tradizionale nuorese. Quella che tutti chiamano, nella quotidianità, “costume” e che tanti residenti del capoluogo barbaricino indossano con orgoglio alla sfilata del Redentore o alle varie feste dell’Isola. Quella che tante famiglie tramandano come una eredità preziosissima, e non solo per una questione di peso economico ma anche di valore affettivo. Ed è soprattutto per questo che il furto dei tre abiti tradizionali nuoresi in questi giorni sta davvero smuovendo tante coscienze e scatenando diverse reazioni decise insieme a una marea di solidarietà nei confronti della famiglia che ha subìto il furto.

A smuovere gli animi, nei giorni scorsi, subito dopo la scoperta del furto a Mughina, è stato un appello sentito lanciato sui social network e diffuso poi da tanti nuoresi. «Salve ... hanno rubato in una casa di via Mughina due costumi da uomo e uno da donna antico – si leggeva nel messaggio – cercheranno di venderli a pezzi. Passate parola: se sentite qualcosa, o qualcuno al quale gli venga proposto l’acquisto dei pezzi dei costumi». E a quello, poco dopo, si è aggiunto pure quello lanciato da una esperta di costumi sardi e componente di un gruppo folk.

«Il mercato dell’abbigliamento tradizionale nuorese è piccolo, autentico e fatto di passione, riconoscibilità e rispetto – ha scritto – le foto degli abiti rubati stanno già circolando, e per chi – come me – riceve spesso richieste di compravendita o scambi, è facile intercettare quei capi e ricondurli a chi li ha persi. Gli abiti non sono miei, ma conosco bene il valore che possono avere: non solo economico, ma affettivo e identitario. E posso solo immaginare lo stato d’animo del proprietario, che ha perso il proprio abito, quello del figlio e quello della moglie, che purtroppo non c’è più. Una ferita profonda, che va ben oltre il furto materiale. Il danno, purtroppo, è stato fatto. Ma non tutto è perduto – aggiunge, rivolgendosi direttamente agli autori del furto – faccio un appello sincero: fate un passo indietro. Restituite gli abiti, anche in forma anonima. Lasciateli in un punto concordato, senza bisogno di giustificazioni né spiegazioni. Restituirli è un gesto che vale molto più del silenzio. Facciamo in modo che la tradizione non debba pagare il prezzo dell’avidità».

Oltre alla sottrazione dei tre costumi sardi, infatti, il vero problema da adesso in poi è impedire che la refurtiva finisca nei meandri del fiorente mercato illegale. Sul web, del resto, spuntano spesso messaggi e proposte di vendita dal contenuto decisamente sospetto e che in qualche caso lasciano trapelare la provenienza illecita dei pezzi che si mettono in vendita.

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