In Sardegna ipermercati e centri commerciali arrancano, nel futuro più discount di quartiere
La Regione prepara il nuovo testo unico del Commercio che possa valere anche per i prossimi dieci anni
Sassari L’obiettivo è scrivere una legge che possa valere oggi ma anche nei prossimi dieci anni. I primi passi del nuovo Testo unico del Commercio sono stati mossi ieri in Regione e dovranno condurre alla rivoluzione dell’intero sistema, a partire dal comparto alimentare. Negli ultimi anni, per motivi diversi, il modello dominante ha cambiato aspetto: gli ipermercati e i centri commerciali arrancano e si ritirano, i discount e i supermercati di medie dimensioni vanno per la maggiore. Contestualmente, per venire incontro alle esigenze della popolazione, l’isola dovrà escogitare un sistema che possa garantire a tutti l’accesso alle derrate alimentari. Resta il dubbio sul come farlo, ma è presto per le risposte.
Prima si deve fotografare il contesto e indagarlo. A fondo. Lo studio «Dal 2011 al 2023 abbiamo osservato una notevole riduzione del numero dei residenti – spiega il professor Andrea Boi, Principal Consultant e Partner di TradeLab, la società che ha curato l’indagine commissionato dall’assessore al Commercio, Franco Cuccureddu – il calo demografico si traduce in minori consumi e in una rete di distribuzione che deve servire un numero minore di clienti». Tra le discriminanti, c’è la età media: «Negli ultimi 11 anni l’aumento dell’età media è stato significante – continua Boi –. E le persone più anziane hanno necessità di servizi vicino a casa. Servono le economie di prossimità e il commercio alimentare è uno di questi servizi».
Un’esigenza che deve fare i conti con gli indicatori del settore: «Che ci dicono che dal punto di vista dei consumi a prezzi costanti, quelli alimentari sono cresciuti del 3,5%. Allo stesso modo ci indicano la grande crescita dei consumi fuori casa, +35%, cioè in bar, ristoranti, gelaterie, pasticcerie ma soprattutto take away, cioè il cibo d’asporto». Dati che devono essere letti alla luce della riduzione dei piccoli negozi di alimentari, -7% dal 2011 al 2023, ma anche dei metri quadri degli ipermercati, calati anche loro del 7%: «Diminuiscono con omogeneità, è un dato curioso – spiega ancora il professor Boi –. Negli ultimi 12 anni hanno chiuso 3 centri commerciali, da 24 sono scesi a 21. È successo anche perché la Sardegna aveva raggiunto sorta di overbooking sulla lista degli ipermercati ma anche nel resto del Paese siamo arrivati alla fine della crescita di questo tipo di grande distribuzione: ogni volta che apre un “mille metri quadri” ne chiude “un 940”».
Lo stato attuale della distribuzione alimentare, dunque, non può che indicare la tendenza per i prossimi anni: «Negli ultimi 12 anni la quota di mercato degli ipermercati si è ridotta a poco più del 2%. Sono invece rimasti uguali i superstore tra 2500 metri quadri e i 4mila ma la spina dorsale del sistema distributivo sono i supermercati, che valgono il 45%, e i discount, pari al 35%, che fanno dell’isola la quarta regione in Italia per impatto di questo tipo di strutture».
Un altro aspetto fondamentale è la distribuzione della popolazione: «In Sardegna il 21% dei residenti vive in comuni sotto i 3mila abitanti, considerando quelli sotto gli 8mila si arriva al 45%. Il tema importantissimo è garantire a tutti il miglior servizio possibile di distribuzione – conclude Boi – ma anche evitare che chiudano i piccoli esercizi commerciali dei paesi o delle città, perché anche nei grandi centri il discorso resta lo stesso: la popolazione progressivamente più vecchia ha bisogno dell’economia di prossimità» L’unica risposta corretta è ritornare al passato e adesso di dovrà studiare il sistema per riuscirci.