La Nuova Sardegna

Nuoro

Un rito antico

Da Nuoro a Desulo per la Madonna delle Grazie, un viaggio lungo 19 ceri

di Alessandro Mele

	Il sindaco Emiliano Fenu ritira i ceri votivi donati da Tommasa Frau (foto di Massimo Locci)
Il sindaco Emiliano Fenu ritira i ceri votivi donati da Tommasa Frau (foto di Massimo Locci)

Tommasa Frau dona le candele da 28 anni, il sindaco Fenu: «Grande gratitudine»

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Inviato a Desulo Circa 60 chilometri di tornanti tra le montagne più alte della Sardegna, separano il santuario di Nostra Signora delle Grazie e Desulo. Una distanza che ogni anno, da 28 anni a questa parte, sembra annullarsi di colpo nel mese di novembre, quando il sindaco di Nuoro si sposta nel paese natale del grande poeta Antioco Casula Montanaru per ritirare i ceri votivi donati da Tommasa Frau per la Madonna delle Grazie. Domani, 21 novembre, infatti, Nuoro scioglierà il voto contratto con la Vergine di Seuna nel 1812, quando l’amministrazione comunale dell’epoca si recò sul sagrato dell’antico santuario, per chiedere di proteggere la città da una terribile pestilenza.

Da allora e fino ad oggi, ininterrottamente, i rappresentanti dei rioni accendono 19 ceri votivi (12 fino a primi anni 2000), uno per ogni quartiere della città, al cospetto del simulacro della Madonna delle Grazie durante la solenne pontificale celebrata dal vescovo di Nuoro alle 11 insieme al Capitolo della cattedrale. Ma prima di quello che come da tradizione sarà un tripudio di folla e di fedeli, c’è il viaggio del sindaco a Desulo. Un viaggio quasi privato, un incontro intimo. Il primo per Emiliano Fenu, insediatosi alla guida del municipio solo alcuni mesi fa. Ad aprire la porta nel rione di Ovolaccio, ci sono Tommasa Frau, 77 anni; e i suoi familiari.

La donnina, tra un amaretto, un caffè e un bicchierino di moscato, racconta di portare avanti questo servizio ormai da 28 anni grazie all’aiuto di metodi e macchinari antichi. «Non ho un laboratorio della cera ma li faccio per devozione e per pura passione – racconta Tommasa Frau –, generalmente li preparo circa 15 giorni prima dell’inizio della novena. Per me, ma anche per tutta la mia famiglia è come una vocazione». Quella dei ceri preparati per la Madonna delle Grazie è una storia che unisce non solo Nuoro e Desulo: «Ci è stato raccontato che anticamente le realizzava una donna di Fonni – prosegue la signora – che poi è venuta a mancare. A Nuoro, il sindaco allora era Carlo Forteleoni, si posero il problema di come farle realizzare ed ecco spiegato il passaggio di consegne simbolico tra le due comunità vicine di casa».

Tommasa Frau l’arte della cera la ha nel dna: «Quella della Madonna delle Grazie e della fede immensa che le gravita attorno, è una storia che mi emoziona ogni anno – racconta –. È un momento che mi fa pensare sempre anche alla mia famiglia. Anche mia zia realizzava le candele di cera e ancora prima mio nonno». Una passione che affonda le radici nel 1800 e tutt’oggi persiste: «Produco le candele per la Vergine di Seuna utilizzando un macchinario artigianale antico di almeno 200 anni – afferma ancora la 77enne –. Adesso utilizziamo la paraffina ma io ho imparato a farle quando ancora si utilizzava la cera vergine delle api che colava lentamente lungo le cordicelle appese ai chiodi in numero variabile in base alla lunghezza da realizzare».

Per Emiliano Fenu, come detto, si è trattato di una prima volta. «Ho avuto l’onore di recarmi a Desulo per ritirare i 19 ceri votivi che, da più di due secoli, rappresentano il rinnovo di un voto che appartiene a tutta Nuoro – ha commentato il primo cittadino –. Entrare nella casa della signora Tommasa che da ben 28 anni porta avanti questa tradizione, è stato un momento di profonda emozione che rafforza il legame tra le nostre comunità e che fa capire quanto sia preziosa la nostra identità e quanto sia importante custodirla. Accogliere questi ceri significa molto più che adempiere a un dovere istituzionale: significa far parte di una storia collettiva, di una fede popolare che unisce e attraversa il tempo. È gratitudine».

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