La Nuova Sardegna

Olbia

A Olbia asili nido cari come suite: è rivolta

di Luca Rojch
A Olbia asili nido cari come suite: è rivolta

Protesta delle mamme per l’aumento del 400 per cento. L’assessore Piccinnu: «Su 180 bambini 110 avevano l’esenzione»

26 luglio 2012
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OLBIA. Mamme inferocite alla guerra del biberon. Il caro maestra rischia di incrinare l’immagine tutta cuore e solidarietà dell’amministrazione. Impossibile per molte famiglie mandare i propri figli negli asili nido del Comune. La rivoluzione dei pannolini ha creato un terremoto tra le mamme. Un esercito agguerrito punta verso la stanza dell’assessore ai Servizi sociali Rino Piccinnu. Impossibile per lui mantenere le stesse rette del passato. Impossibile per le famiglie pagare le nuove tariffe. Due pianeti inconciliabili e ora i 180 posti disponibili per mandare i propri bambini nei nido dell’amministrazione rischiano di restare vuoti. Per molti gli asili diventato un lusso insostenibile. I genitori hanno fatto un po’ di calcoli e secondo loro gli aumenti superano il 400 per cento. E nella rivoluzione portata avanti dall’assessore anche i criteri per assegnare i posti vengono stravolti e contestati dai genitori. Il Comune ha deciso di dare priorità ai figli delle coppie di cui entrambi i genitori lavorano. Prima era il contrario. E le mamme, che incontreranno l’assessore domani alle 9 in Comune, sono in rivolta. Presentano casi concreti. Una famiglia che fino allo scorso anno per il figlio pagava 62 euro da settembre dovrà versare 260 euro al mese. Un’altra coppia che ha due figli all’asilo dovrà pagare 880 euro, 440 a bambino. «Ma bisogna guardare la realtà – spiega Piccinnu –, il nido è un servizio pubblico, se uno vuole può utilizzarlo. Il costo per il Comune è di oltre un milione e 800 mila euro, e fino allo scorso anno le rette incidevano solo per 100mila euro. Con i tagli del governo siamo stati costretti ad aumentare il contributo che arriva dalle rette. Lo abbiamo portato a 400mila euro. Questo ha creato un incremento dei costi per le famiglie. Lo capisco. Ma l’alternativa era chiudere uno dei tre asili. C’è anche un altro aspetto. Abbiamo riformato i criteri per stilare le graduatorie. Fino allo scorso anno su 180 posti disponibili 110 erano occupati da bambini esenti dalla retta. Le loro famiglie non pagavano un centesimo. Abbiamo preferito privilegiare le famiglie con due genitori che lavorano proprio perché è un servizio rivolto ai genitori che hanno un impiego. A noi ogni bambino costa mille euro al mese, ne chiediamo al massimo 400 a famiglia. Scendere con le tariffe è impossibile. Chi non riesce si può rivolgere ai nido privati. Ma tutti sanno che la maggior parte sono baby parking. Da noi ci sono gli educatori, facciamo i pasti personalizzati, abbiamo un insegnante ogni sei bambini. Standard di qualità che hanno un costo. Questo ha portato a una crescita dei prezzi. Noi non possiamo chiudere asili, al contrario uno è pronto e può ospitare 50 bimbi a Tannaule, ma non possiamo aprirlo, non saremo in grado di sostenere i costi».

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