La Nuova Sardegna

Olbia

Bomba contro la villa del re delle cozze

di Giampiero Cocco
Bomba contro la villa del re delle cozze

L’imprenditore Salvatore Bigi vittima di un atto intimidatorio compiuto nella notte tra lunedì e martedì in via della Ferula

15 maggio 2013
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OLBIA. Un candelotto di gelatina è stato fatto esplodere, alle 3 di ieri notte, all’ingresso della villa di Tore Bigi, il re delle cozze di Olbia. L’imprenditore, che fa parte di una storica famiglia di mitilicoltori galluresi conosciuta e stimata non soltanto in città ma nell’intera isola, è stato svegliato di sopprassalto, così come buona parte degli abitanti di via Ferula, nel quartiere periferico di Baratta, nella parte alta di via Vittorio Veneto.

L’ordigno, che secondo gli artificieri dell’Arma giunti in nottata da Sassari per esaminare quanto restava della bomba era, è stato confezionato in modo artigianale ma con competenza con un candelotto di gelatina da cava infilato dentro un tubo di ferro per potenziarne l’effetto al momento della deflagrazione, avvenuta tra il cancello d’ingresso e il muro di recinzione della villetta dove l’imprenditore abita da tempo con i familiari. Dopo il gesto intimidatorio sono arrivati attestati si stima e solidarietà a Tore Bigi, esponente dell’Udc locale da tempo ritiratosi dall’attività imprenditoriale, anche se, per la sua esperienza, continua a fornire la propria consulenza alla “Bigi Srl”, l’azienda che ha rilevato e gestisce gli stabulari della famiglia, nel golfo di Olbia.

Stando alle prime indicazioni raccolte dai carabinieri del reparto territoriale olbiese (che sul gesto criminale hanno avviato un’inchiesta) l’uomo, da sempre impegnato nell’attività di mitilicoltura, così come diversi suoi familiari e parenti, non avrebbe avuto mai alcuno screzio con chiunque.

Difficile, al momento, anche soltanto ipotizzare un qualsivoglia movente per un gesto intimidatorio (tale era infatti l’obiettivo finale del “pacco” fatto esplodere davanti alla casa dell’imprenditore) che ha fatto preoccupare il destinatario e riaperto ferite mai rimarginate in città, dove l’uso dell’esplosivo o del fuoco per regolare conti o inviare oscuri messaggi in codice fanno parte dell’armamentario della criminalità locale.

Tore Bigi, il cui cognome è sinonimo indissolubile con le piantagioni di cozze, l’oro nero che ha generato un importante settore produttivo importante sotto il profilo occupazionale ed economico della città – tanto da portare uno dei nipoti, Raffaele, a presiedere il consorzio per la valorizzazione delle cozze e chiedere il marchio Igp per tutelare il prezioso mollusco bivalve coltivato nel mare gallurese – non ha saputo dare alcuna spiegazione ai militari, che da ieri notte stanno cercando di dare un nome e un volto agli attentatori. Difficile capire, in questo iniziale momento dove mancano tutte le tessere di un mosaico ancora da ricostruire , investigativamente parlando, cosa abbia mosso la mano dei dinamitardi e chi possa aver interesse ad aggredire il rappresentante di una delle più note famiglie olbiesi. Come è già accaduto in passato sarà arduo, per gli investigatori, risalire al mandante dell’attentato intimidatorio, anche perché difficilmente l’atto sarà rivendicato da qualcuno. La zona dove è avvenuta l’esplosione era semioscurata, mentre i filmati di alcune telecamere a circuito chiuso posizionate in diversi punti della via sono stati richiesti dagli investigatori, nella speranza di poter identificare gli autori del gesto criminale, che ha fatto ritornare la paura in città.

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