Parto senza dolore, nascite in crescita
Rinnovato il progetto sperimentale. Antonio Rubattu: «Dobbiamo dare alla donna, sempre, la possibilità di scegliere»
OLBIA. Negli anni 50, la Sardegna era la prima della classe in quanto a natalità:i registrava il record di 3,8 figli per donna. Altri tempi. Oggi, l’isola, è scesa a 1,1 e anche qui l’età delle donne che decidono di avere un figlio è cresciuta, così come è altrettanto cresciuto il numero delle coppie senza figli. Un quadro, questo, illustrato lo scorso giugno a Cagliari dal presidente dell’Istat Antonio Golini, il quale aveva poi aggiunto che il crollo demografico che ha coinvolto la Sardegna oggi, l’ha portata addirittura all’ultimo posto in Italia.
Quindi, che fare? «Un contributo importante può arrivare dal parto in analgesia - dice antonio Rubattu , direttore del reparto di Ostetricia e Ginecologia del Giovanni Paolo II -. Grazie al progetto sperimentale che abbiamo appena rinnovato, si garantisce anche alle donne galluresi di partorire senza dolore. E proprio questa garanzia, in un’isola che registra quasi il 10% dei parti in meno, ci ha consentito nel 2014 di assistere a un aumento del 6% dei nuovi nati. Il dato fondamentale è uno: noi dobbiamo essere in grado di offrire un servizio di civiltà, così come avviene in tutta Europa, e questo aspetto è stato perfettamente recepito dalla Regione. Infatti si stabilisce che un punto nascite debba garantire il parto in analgesia 24 ore su 24 a tutte coloro che lo richiedono, senza però trascurare nello stesso tempo il parto naturale e tutte quelle alternative non farmacologiche a cui tante donne, spontaneamente e liberamente, continuano a voler ricorrere (il parto in acqua è un esempio). Insomma, la donna deve poter scegliere come partorire e noi dobbiamo soddisfare le sue richieste».
Ma se il progetto del parto indolore continua ad andare avanti, «è soltanto grazie alla disponibilità e alla sensibilità degli anestesisti guidati da Franco Pala (senza di loro nulla sarebbe stato possibile). Per quanto mi riguarda - prosegue Rubattu -, non ho mai smesso di insistere perché sono fermamente convinto dell’importanza di un percorso che grantisca alle donne la tranquillità di assumere, anche nelle nostre strutture, una scelta consapevole sulla tipologia di parto. Grazie all’analgesia, persino molte donne ancora spaventate dal primo parto e che non avrebbero più voluto figli, hanno ritrovato il coraggio di affrontare una nuova gravidanza. E non è poca cosa».
Infatti, sono già oltre 50 i parti in più registrati rispetto al 2013. Al 24 dicembre dell’anno scorso, i nati erano stati 894, dal primo gennaio alla vigilia di Natale di quest’anno, si è arrivati a quota 948.
Le donne che hanno seguito le conferenze informative (che rappresentano la vincolante modalità di accesso all’analgesia epidurale) sono state 210; circa 180 hanno effettuato anche la visita anestesiologica e 83 e hanno dato alla luce il proprio bambino senza dolore (il 9% di tutte le partorienti).