La Nuova Sardegna

Olbia

Un’ondata di furti di bestiame vaccino

di Angelo Mavuli
Un’ondata di furti di bestiame vaccino

I colpi più recenti sono stati messi a segno a Calangianus, Luras e Olbia. Avanza l’ipotesi di un mercato clandestino

27 ottobre 2015
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TEMPIO. Gli allevatori, soprattutto di bestiame selezionato, dell’Alta e Bassa Gallura sono in allarme per il ripetersi di furti di bestiame. A dare l’allarme è Daria Inzaina, consigliere provinciale della Confagricoltura Gallura, lei stessa allevatrice con azienda in agro di Tempio, che si fa portavoce delle lamentele e delle proteste degli allevatori, piccoli o grandi che siano, «pesantemente danneggiati da un fenomeno in crescita, pericoloso e ramificato sull’intera Isola».

Fra gli ultimi furti, quello sicuramente più eclatante è avvenuto in agro di Olbia, ai danni di un giovanissimo allevatore. Trenta vitelli selezionati, pronti alla vendita, scomparsi nel nulla nel giro di una notte. «Frutto di un durissimo lavoro - dice un amico del giovane allevatore che chiede di non essere citato - che poteva essere l’avvio di una serena attività».

Tredici vitelli, sempre selezionati e pronti alla vendita, sono stati portati via, invece, nei giorni scorsi in agro di Calangianus e cinque vitelli incrociati, infine, sono stati rubati da una stalla in agro di Luras.

Nonostante la pronta denuncia ai carabinieri (che, per stessa ammissione dei danneggiati e di molti allevatori, sono costantemente presenti sul territorio), del bestiame non si è trovata alcuna traccia. Diverse le ipotesi che circolano sulla destinazione della merce rubata. La più remota potrebbe essere quella di un trasporto a centri di ristallo in continente. Operazione complicata, però, piena di rischi e incognite e anche poco remunerativa. L’altra invece potrebbe essere l’ipotesi della presenza sull’Isola di macellerie clandestine che, dopo avere abbattuti i capi, “piazzano” la carne clandestinamente presso clienti già preavvertiti e a prezzi competitivi rispetto alle macellerie regolari. Scartata decisamente invece la possibilità che i capi rubati, privati dei loro marchi auricolari di riconoscimento possano essere collocati, con altro marchio, in un centro di ristallo sardo.

«Sicuramente però - spiega Daria Inzaina - ci troviamo di fronte a una o più bande di professionisti che sanno evitare gli allarmi, le telecamere nascoste e i mille marchingegni messi in atto per sventare la loro azione. Il danno non si limita al valore della merce rubata, ma si estende anche ai Pac europei (contributi), che non vengono più erogati in quanto il furto cancella automaticamente dall’elenco il capo rubato».

Tantissime le richieste di interventi. Da parte di diversi allevatori si chiede l’adozione anche per i bovini, così come avverrà obbligatoriamente dal prossimo 30 novembre nel settore ovicaprino, del “Bolo intestinale”. Una sorta di microchip che renderebbe più difficoltosa, se non altro, la collocazione dell’animale rubato. «Il nostro conclude - Daria Inzaina - è un grido di allarme. Ci sentiamo soli e sotto tiro. La politica, anche quella locale, attui i giusti interventi come ad esempio la costituzione dei baracelli».

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