La Nuova Sardegna

Olbia

Caras, tra Femminas e Tenores: Serri reinventa i volti della tradizione

Roberto Serri e l'allestimento della sua mostra al museo archeologico
Roberto Serri e l'allestimento della sua mostra al museo archeologico

Al via al museo la rassegna "Contemporary Art" organizzata da Archè: la prima esposizione è quella dell'artista di Oliena

26 novembre 2015
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OLBIA. L'associazione culturale Archè in collaborazione con il Comune e la Confcommercio organizza la prima edizione di ContemporaryArt, rassegna dedicata all'arte contemporanea privilegiando però gli artisti che rivisitano le tradizioni della loro terra interpretandole in modo assolutamente personale. Il primo allestimento, in programma sino al 29 novembre nella sala espositiva, al piano terra, del museo archeologico, al Molo Brin, riguarda la mostra "Caras", con le opere di Roberto Serri.

L'artista di Oliena tratta due temi: il primo riguarda " Femminas" dedicato ai volti di donne. L'allestimento è arricchito anche da una mostra tattile dove i visi delle leggende sarde sono accompagnati dalla loro spiegazione in sardo, italiano inglese e in alfabeto braille. Un primo passo per abbattere le barriere, nel senso che possono visitare la mostra anche i non vedenti. Il secondo percorso aryistico è invece dedicato ai "Tenores", come nascono come si trasformano, come portano il canto tradizionale sardo in giro per il mondo.

La mostra è visitabile tutti i giorni, sino al 29 novembre, dalle 10 alle 13 e dalle 17 alle 20. Interessante la carriera artistica di Roberto Serri, che dopo aver subito la crisi economica che ha devastato l'Italia e trovandosi immerso nella catastrofe della sua vita, tra mille difficoltà ha trovato la forza di reinventarsi un futuro e una nuova vita. Così da artigiano del mattone si è trasformato in artista del cemento, usando la malta che conosce bene ha iniziato a dare un volto ai personaggi tipici dei racconti e delle leggende della tradizione sarda: "Sa mama e su entu", "Sa mama e su sole", "su bobbotti" e via dicendo. Da qui, appunto, è nato il nome "Caras", cioè i volti, le facce. (red.ol.)

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