La Nuova Sardegna

Olbia

Olbia, famiglia disperata occupa un alloggio popolare

di Stefania Puorro
Daniele Russo, 24 anni, e il marito, Riccardo Vollaro, 25 anni, nella casa di via Roma a Olbia
Daniele Russo, 24 anni, e il marito, Riccardo Vollaro, 25 anni, nella casa di via Roma a Olbia

Coppia con tre bimbi e un altro in arrivo prende possesso di una casa in via Roma. "E' un tugurio, ma non abbiamo alternative"

29 gennaio 2016
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OLBIA. Daniela Russo ha 24 anni. Aspetta un bimbo ed è alla sua quarta gravidanza. Gli altri figli hanno uno, 3 e 4 anni. Suo marito si chiama Riccardo Vollaro, ha 25 anni, fa il soccorritore (lavora per il Soccorso Sardo da diversi anni), ma ora è in malattia.

I due giovani hanno voluto dare uno scossone improvviso alla loro vita perché sono disperati. E l’altro ieri, alle 22, la decisione: sono entrati da una finestra di un alloggio popolare, al numero 45 di via Campidano e lo hanno occupato abusivamente. "Ci autodenunciamo all’Area (l’azienda regionale per l’edilizia abitativa ndr), ma da qui non ce ne andiamo. E’ uno dei tanti alloggi rimasti vuoti da qualche tempo e noi lo sapevamo. Quando qualcuno che vive qui vicino ci ha visti mentre prendevamo possesso della casa, ci ha detto che se non fossimo arrivati noi, un’altra famiglia avrebbe compiuto il nostro stesso gesto. Ci rendiamo conto che non è la cosa giusta, ma non torniamo indietro. Abbiamo chiesto aiuto, ma non è bastato".

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Daniela e Riccardo abitavano in un appartamento in via Sardegna. Ma non sono più in grado di pagare l’affitto. L’angoscia e lo sconforto li ha portati a fare una scelta forte. "Forse sbagliata? Forse. Ma necessaria. Quando non hai una via di uscita, devi fare qualcosa. Soprattutto se hai tre figli piccoli e ne aspetti un altro. Le nostre famiglie sono d’accordo con noi - dice Daniela - e anche questo ci ha dato coraggio. Anche i colleghi di mio marito ci hanno garantito il loro sostegno, così come i tanti amici a cui abbiamo chiesto aiuto. Sono tutti disposti a venire qui ad aiutarci, a ripulire questa casa, trasformata dagli ultimi occupanti in un immondezzaio. Abbiamo trovato rifiuti dappertutto, porte e finestre rotte, pavimenti disintegrati, degrado e abbandono in ogni angolo. E pensare che c’è tanta gente che non ha una casa, tante persone come noi che aspettano un alloggio popolare. Ma siamo arrivati al punto di non poter più aspettare. Siamo decisi a sistemare tutto, ma di certo non possiamo stare senza luce e acqua".

La giovane coppia ha parlato più volte con una funzionaria dei Servizi Sociali e ha detto anche di aver contattato l’assessore Rino Piccinnu. "Sono stati tutti gentili e comprensivi, ma hanno sottolineato che il nostro comportamento pregiudicherà il nostro futuro, quando si dovranno assegnare gli alloggi. Lo capiamo, ma non ci interessa più. Da qui non ce ne andiamo. Il Comune ci ha offerto di pagarci la caparra di un nuovo appartamento da prendere in affitto, ma non risolveremmo niente. Questa per noi era l’ultima spiaggia".

In quell’alloggio sporco e desolante, ha dormito soltanto Daniela. Seduta su una fredda e vecchia rete metallica. "Adesso ci organizzeremo meglio, ma non penso al disagio. Sono disposta a qualunque sacrificio - ha raccontato la giovane madre -. però non posso certo portare i bambini qui, di notte. E così mio marito ha trascorso la notte con loro, insieme alle nostre famiglie». Ieri mattina, nell’appartamento occupato al piano terra di via Campidano 45, sono arrivati gli agenti della polizia municipale e quelli della polizia di Stato. «Ci hanno chiesto i nostri dati, abbiamo dato loro tutte le informazioni. Hanno fatto il loro dovere con professionalità ma anche con grande sensibilità. Ed è proprio sulla sensibilità del Comune e dell’Area che noi contiamo, pur autodenunciandoci per l’occupazione abusiva. Non si può sbattere per la strada una famiglia, abbiamo davvero bisogno di aiuto e ci serve questa casa, con acqua e luce. Facciamo appello anche alla Caritas, che tanto ci ha sostenuto, affinché possa fare qualcosa per aiutarci in questa triste vicenda".

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