Seduta in cattedrale, 3 consiglieri dicono no
Addis, Campra e Carta: si dovevano distinguere i festeggiamenti religiosi dall’attività amministrativa
TEMPIO. «Una questione di rispetto della democrazia». Così i consiglieri di minoranza Antonio Addis, Daniela Campra e Sebastiana Carta hanno spiegato la decisione di non partecipare alla seduta del consiglio comunale convocata in cattedrale per conferire la cittadinanza onoraria al vescovo Sebastiano Sanguinetti, da dieci anni alla guida della diocesi di Tempio. «Dispiace constatare – dicono – che la convocazione del consiglio comunale, istituto democratico di rappresentanza e partecipazione, venga relegato e convocato per eventi svuotati dai contenuti a esso propri, suggestivi spot itineranti probabilmente più utili a una visibilità mediatica che al loro scopo naturale». «Ci chiediamo – aggiungono – in questo momento quale sia il significato della convocazione di un consiglio comunale in chiesa, luogo di funzioni religiose e non di attività politiche o amministrative. Non abbiamo partecipato al consiglio comunale convocato in cattedrale, non per mancanza di rispetto nei confronti di chi ha organizzato e ci ha invitati (don Antonio Tamponi), né nei confronti del vescovo, al quale riteniamo giusto conferire la cittadinanza onoraria. Non contestiamo il merito dell'iniziativa, che ci trova favorevoli, ma la sua modalità attuativa, che accentua una tendenza a voler spettacolarizzare ogni atto di questa amministrazione col rischio di perdere il vero significato e valore profondo delle azioni». «La nostra scelta – aggiungono i tre consiglieri – di non partecipare alla seduta trova le sue ragioni nel rispetto di alcuni principi fondamentali per la nostra democrazia: prima di tutto la chiara separazione tra lo Stato e i suoi organismi da entità religiose. Come recita l’articolo 7 della Costituzione, lo Stato e la Chiesa sono, ciascuno nel proprio ordine, indipendenti e sovrani. In secondo luogo, il rispetto per la Chiesa e la sacralità che rappresenta. Quindi il rispetto per la laicità che una amministrazione pubblica dovrebbe rappresentare. Infine, il rispetto per i fedeli che vivono la chiesa come luogo di culto e di raccoglimento». «Non una presa di posizione contro qualcuno quindi – concludono – ma nella correttezza di una attività istituzionale avremmo voluto distinguere il momento dei festeggiamenti religiosi, ai quali avremmo partecipato, dall'attività civile amministrativa conferendo a monsignor Sanguinetti la cittadinanza onoraria nella casa comunale, e nell'occasione poterci confrontare con lui su alcuni problemi della città».