Tagli regionali sulla disabilità, assistenza a rischio per i pazienti
L’assemblea dei genitori nel centro diurno Fkt colpito da una sforbiciata: il suo budget è dimezzato Sale la protesta: ho 70 anni, come farò con mia figlia? In campo anche l’amministrazione comunale
OLBIA. La mannaia dei tagli che rischia di rovinare la vita di dodici pazienti con disabilità fisica, psichica e sensoriale. Famiglie che rischiano di ritrovarsi con figli senza assistenza, visto che l'unica struttura accreditata potrebbe chiudere per mancanza di risorse. Il centro diurno globale Fkt di via Galvani a Olbia rappresenta una delle strutture sarde accreditate che sono state messe in ginocchio dalla delibera della giunta regionale, pubblicata il 12 luglio scorso, che riduce sensibilmente i budget per la riabilitazione. Sulla base di una programmazione per il triennio 2015-2018 che arriva ad anno in corso e che taglia le risorse con effetto retroattivo. Il budget del centro diurno di Olbia, che ospita 12 pazienti affetti da diverse patologie (autismo, sindrome di down, ritardi e disturbi di tipo cognitivo), passa così da 320 mila euro a 150 mila euro per il 2016. La struttura ha però già sforato il budget assegnato e rimodulato in corso d'opera, avendo utilizzato per i servizi circa 170 mila euro.
«Saremo costretti a chiudere fino al 31 dicembre, per poi riaprire l'anno prossimo potendo ospitare al massimo 5 pazienti, dopo la riduzione delle risorse imposta dalla Regione – spiega Antonio Mele, medico del centro diurno –. In Gallura non sono presenti altri centri accreditati come il nostro e i pazienti dovranno essere dimessi e torneranno a casa».
Il dramma delle famiglie che non possono più contare su un aiuto concreto non si traduce in semplice convenienza. I pazienti, spesso ragazzi con più di 30 anni, possono trascorrere la giornata socializzando tra loro, svolgendo attività singole o di gruppo e, infine, con quella riabilitazione svolta da personale specializzato. «Con i tagli della Regione mia figlia dovrebbe abbandonare questa struttura. Dove la mando? Cosa farò adesso senza nessun aiuto? - si domanda Tonino Cubeddu, una figlia di 33 anni affetta da autismo -. Io ho più di 70 anni, ho bisogno di aiuto, penso al futuro di mia figlia senza più nessun tipo di assistenza». Un dramma che rischia di moltiplicarsi per le facce e le storie dei tanti parenti che si sono riuniti ieri mattina nel centro diurno per chiedere aiuto alle istituzioni. «Mia figlia ha una sindrome di down, aveva smesso di mangiare, soffriva di anoressia, con l'aiuto di questa struttura ha ripreso a nutrirsi e sta meglio – racconta Margherita Vitiello –. Ora ho paura che possa tornare indietro, che torni a star male». Un corollario di storie che cercano risposte. «Il sindaco sta seguendo la vicenda, il Comune chiederà conto alla Regione di questa scelta – dice Maria Antonietta Cossu, capogruppo di Forza Italia in consiglio comunale e una delle specialiste che collaborano con il centro diurno -–. Realtà come questa forniscono un contributo essenziale per sviluppare l'autonomia e facilitare la convivenza dei ragazzi». (g.m.)
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