Olbia, Nizzi rilancia il progetto Costa Turchese
Il sindaco: «Scelta politica per la zona e Murta Maria». Careddu (Pd): «No a colate di cemento, sì allo sviluppo sostenibile»
OLBIA. A volte ritornano anche i progetti che sembrano morti e sepolti. È il caso di “Costa Turchese” il mega complesso di Edilizia Alta Italia, e dunque dei Berlusconi, che ha subìto una bocciatura definitiva dal Tar nel gennaio del 2015 ma che Settimo Nizzi ha riesumato prima in campagna elettorale e poi appena due giorni fa, durante la conferenza stampa di fine anno. «Sia chiaro – ha confermato Nizzi – parlo di un progetto che deve essere realizzato nel pieno rispetto delle legge vigenti. Appena possibile inizieremo a interloquire con la proprietà». Una scelta precisa. «Politica per l’esattezza – aggiunge Nizzi –. Perché vogliamo rilanciare quella zona e in particolare Murta Maria che ha dato già tanto per la comunità. Non ricordo il particolare del pronunciamento dei giudici, ma qualsiasi progetto dovrà essere adeguato ai tempi e alle normative. Ovviamente non vogliamo infrangere nessuna legge».
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Le reazioni. Sulle dichiarazioni del sindaco di Olbia interviene Carlo Carteddu del Pd, capogruppo della Coalizione civica e democratica in consiglio comunale, oltre che ex vice sindaco. «Non ho pregiudizi ideologici e dico, dunque, Sì allo sviluppo sostenibile del territorio che sappia coniugare le legittime esigenze di crescita del territorio con la necessità di proteggere l'ambiente – sottolinea in premessa Careddu –. Considero, infatti, l'ambiente come un valore assoluto e non ripetibile, apprezzabile e, dunque, da tutelare in quanto tale e non nella misura in cui sia edificabile». «Ma per questo, di conseguenza – aggiunge Careddu –, dico no a una cementificazione selvaggia e indiscriminata di una delle più belle coste del Mondo, quella di Capo Ceraso; dico no ad un modello di sviluppo perdente, fatto di seconde case che, alla lunga, non porta a concretizzare quelle occasioni di crescita auspicate e che compromette per sempre l'ambiente che ci ha reso famosi».
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Careddu si mostra però aperto al dialogo. «Agli atti del Comune vi è una proposta di Puc predisposta durante la precedente consigliatura che, anche per Capo Ceraso, consente di coniugare le legittime esigenze di crescita del territorio con la necessità di proteggere l'ambiente, proponendo un modello di sviluppo improntato sulla ricettività e sulla valorizzazione della natura circostante. Siamo pronti a discuterne con la città e in Consiglio comunale, con la massima trasparenza e partecipazione, tenendo in considerazione ovviamente anche il quadro normative vigenti».
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La storia. L’anno di partenza del progetto è il 1981. Silvio Berlusconi, proprietario dell'Edilnord presenta una piano di investimento fra Capo Ceraso e Li Cuncheddi. Lo chiama Olbia2, poi Costa Turchese. Una mega colata di cemento: due milioni e 185mila metri cubi e 120 miliardi di lire di investimenti. Addirittura Berlusconi sponsorizza, con la scritta "Canale 5" l'Olbia calcio. Col passare del tempo, però le cubature previste si riducono. Nel 1983 la giunta comunale adotta un Pdf e il tetto è portato a un milione e 200mila metri cubi. Nel 1987 la giunta Dc guidata da Gian Piero Scanu taglia ancora: 750mila metri cubi. Nel 1991 si scende, con un accordo di programma a 657mila metri cubi. Tanto cemento, comunque: 385 ville, 1445 appartamenti, porto turistico, campo da golf. Nel 2003 la cancellazione del Piano paesistico da parte del Tar. Si arriva a una variante generale del pdf (sindaco Settimo Nizzi) nel 2004, che porta la cubatura a 250mila metri. Ma nel 2004 arriva Renato Soru alla presidenza della Regione e per Costa Turchese sono dolori. Prima c’è il blocco per gli interventi nelle zone F, poi nel 2006 entra in vigore il piano paesaggistico. A quel punto non si può più mettere manco un mattone nell'area di Costa Turchese.