La Nuova Sardegna

Olbia

Vittadini: «Crisi? Serve più inventiva»

Vittadini: «Crisi? Serve più inventiva»

Calangianus, il professore di statistica dell’università Bicocca parla in un auditorium gremito

17 marzo 2017
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CALANGIANUS. «Un paese come questo non può rinascere, perché non è mai morto. Può solo riprendere la sua strada e il tempo che viviamo non è l’ultimo momento di un passato ma l’inizio di un nuovo futuro». Ha chiuso così, Giorgio Vittadini, il convegno “Crisi dell’oggi. Da dove ricominciare?”. Il professore ordinario di statistica metodologica all’università di Milano Bicocca e presidente della Fondazione per la sussidiarietà, ha parlato in un auditorium gremito. Invitato dalla comunità di Comunione liberazione per offrire alla cittadinanza contenuti ed esperienze in un tempo di crisi.

Lo ha salutato il sindaco Loddo che ha rimarcato l’importanza della sussidarietà nel vivere sociale e della solidarietà per le fasce più deboli. Gli interventi degli artigiani Bastianino Pasella ed Antonello Meloni, e degli esponenti del volontariato (Tino Tamponi e Domenico Aiello presidenti del “Maria Pes” e del Banco di solidarietà)) hanno presentato al relatore il quadro del paese ieri florido, oggi come paralizzato, in preda al pessimismo.

Vittadini ha esordito ricordando che la crisi che si vive non è la peggiore che l’Italia ha vissuto. Ben più tremende quella di fine 1800 con 20 milioni di emigrati e quella delle due guerre mondiali, con lecrisi susseguenti. «Allora la gente viveva ricominciando. Noi abbiamo perso quella carica umana, quella fame e quel desiderio che portano alla voglia di costruire». Ha citato Roosevelt che nel 1929 lanciando il New Deal disse “l’unica cosa di cui uno deve aver paura, è l’aver paura” . «Siamo invece un Paese che ha cominciato ad aver paura, ha perso la voglia di lottare e di fare sacrifici. Paghiamo questa stanchezza. Oggi la crisi è causa della globalizzazione. Prima producevano pochi Stati, oggi producono tanti con operai pagati niente e i nostri prodotti sono perdenti». Vittadini ha criticato l’industrializzazione, soprattutto quella ideologica nel Sud, Sardegna compresa: ma ha criticato anche il turismo che nasce su terre vendute a chi costruisce alberghi e poi si porta via i soldi». Forti applausi sono arrivati appena il professore ha ricordato che «quando si era poveri si era solidali fra cattolici, socialisti, comunisti per continuare a vivere e non lasciare nessuno solo». Infine una raccomandazione : «I giovani vadano a studiare nelle università migliori, senza però dimenticare la loro terra. Un giovane non può ambire solo a fare il cameriere negli alberghi degli altri. La futura economia è conoscenza, cooperazione, sviluppo, inventiva, e noi italiani siamo un po’ inventori. La globalizzazione non è equa. Ha fatto aumentare i ricchi in Cina: ce ne sono 100 milioni. E’importante l’inventiva degli imprenditori e questo è un paese di imprenditori. Non può mancarvi la speranza». (p.z.)

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