La Nuova Sardegna

Olbia

«Così ho abbattuto un aereo americano»

di Dario Budroni
«Così ho abbattuto un aereo americano»

La testimonianza di Giovanni Griva, oggi 93enne. «Sono stato l’unico, da queste parti nessuno era mai riuscito a colpirli»

15 maggio 2017
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OLBIA. Il nastro dei ricordi lo ha riavvolto ieri pomeriggio, sopra un’ altura che sovrasta il golfo olbiese, dove ancora oggi ci sono i resti della postazione della sua mitragliatrice. È da questo posto chiamato punta Ginepro, nella zona di Sa Testa, che nel 1943 aveva abbattuto un aereo americano. Aveva sparato talmente preciso da riuscire a mettere ko uno dei tanti caccia che da settimane bombardavano Olbia. Giovanni Griva, classe 1924, nato a Baunei e da una vita a Sassari, per la prima volta dopo 74 anni è tornato nei luoghi della sua guerra. Mente lucidissima e portamento distinto, ha pian piano riconosciuto i resti di una casermetta, di una piccola trincea e della postazione da cui sparava. «Se sono emozionato? Beh, certamente. Anche se oggi è tutto diverso da allora» ha detto mentre passeggiava attorno alle trincee.

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Mira infallibile. Olbia è stata bombardata per la prima volta il 14 maggio del 1943, la vigilia di San Simplicio. Ma le incursioni aeree sono durate per settimane. È probabilmente nel mese di giugno che Giovanni Griva, oggi 93enne, aveva abbattuto un aereo americano da una postazione di contraerea allestita sopra il pozzo sacro di Sa Testa. «Sono stato l’unico, da queste parti nessuno era mai riuscito ad abbattere un aereo – racconta con orgoglio -. È andata così: l’aereo arrivava dal mare, io ho sparato e lui si è allontanato. Poi è tornato. Io ho avuto la fortuna di avere la mitragliatrice carica. Prima ho sparato un proiettile tracciante, poi è partita la raffica. Alla fine ho visto del fumo grigiastro e l’aereo allontanarsi verso Arzachena».

Il pilota si è salvato. L’aereo colpito da Giovanni Griva, che aveva solo 19 anni, è caduto in una campagna tra Arzachena e Cannigione. «Il pilota è riuscito a salvarsi. E ho saputo che un pastore del luogo, che si chiamava Pileri, lo aveva subito accudito – racconta Griva –. Ai tempi c’era la dittatura e per punizione gli è stata tolta la tessera del partito fascista». Storie di tempi lontani ancora vive nella memoria dell’ex soldato. «Ricordo bene il bombardamento di Olbia, anche se mentre gli aerei sganciavano le bombe non potevo stare a guardare cosa succedeva in città. Più che altro dovevo pensare a non essere colpito io – dice Griva -. Quando arrivavano gli aerei nemici, ricordo che ci facevano bere del cognac. Comunque qui a Olbia ci sono rimasto quasi un anno. Dormivamo e mangiavamo in una casermetta». Dopo l’esperienza olbiese, Giovanni Griva è passato da soldato volontario a militare dell’aviazione. Durante la Resistenza ha anche collaborato con i partigiani, nel centro Italia, facendo catturare alcuni soldati tedeschi. Poi, finita la guerra, l’ingresso in polizia. Dopo la pensione, invece, ha fatto l’istruttore di tiro a segno a Sassari. La mira non gli mancava di certo.

Il ritorno a Olbia. Giovanni Griva, accompagnato a Olbia dal figlio e dalla nuora, è stato contattato da Chicco Bardanzellu, olbiese e appassionato di storia, nipote di Achille Bardanzellu, uno dei personaggi più illustri della città. Con lui anche Mario Spanu «Babay», esperto di storia locale. «Avevo conosciuto Griva 20 anni fa a Sassari – racconta Bardanzellu -. E in occasione dell’anniversario del bombardamento, mi sono ricordato di lui, l’ho cercato e gli ho chiesto di raccontarci la sua storia».

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