La Nuova Sardegna

Olbia

Alla mensa del cuore pasti e sorrisi

di Serena Lullia
Alla mensa del cuore pasti e sorrisi

Ogni giorno 70 persone ospiti in via Canova: gli olbiesi sono la metà. Ma c’è anche chi si vergogna e porta il pranzo a casa

13 novembre 2017
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OLBIA. Il volto della povertà lo puoi vedere seduto nella sala mensa di via Canova. In una sala per il pranzo colorata e accogliente. Pareti candide accese dalle tinte vivaci dei quadri, tovaglie verdi, tende rosse. Ogni giorno settanta persone, la metà olbiesi, pranza negli ex locali della Asl. Ma c’è anche una povertà nascosta, silenziosa, che sceglie la porta del retro della mensa per prendere un pasto caldo. Famiglie olbiesi, una decina in tutto. Non se la sentono di sedere a tavola con gli altri. Provano imbarazzo, vergogna. E forse, quel pranzo fatto scivolare con rapidità dentro la busta della spesa e consumato a casa è un’ancora di normalità. Un rito da conservare, da difendere a ogni costo.

Tutti a tavola. Alle 11 in via Canova cominciano ad arrivare i primi ospiti della mensa sociale vincenziana. Ci si siede a tavola alle 11,30. Ma già dalle 9 i volontari sono al lavoro. Ai fornelli e al servizio ai tavoli medici, commercianti, insegnanti. Indossano grembiule e berretto e donano alcune ore della loro giornata al prossimo. Il gruppo di volontariato vincenziano ha radici profonde a Olbia. Dal 1905 si occupa di assistere le persone in difficoltà. Alla cucina oggi c’è Vera Fiorentino, negoziante. I profumi sono da ristorante di lusso. Il menù cambia ogni giorno, in base alle donazioni e a quello che c’è in dispensa. Pennette al sugo con spolverata di formaggio; frittata di spinaci e carote; contorno di insalata e gelato panna-cioccolato. «Ci vogliono almeno due ore perché tutto sia pronto per le 11,30 – spiega Vera, volontaria da un anno –. C’è un gran lavoro ma è bello fare qualcosa per gli altri». Francesca Spano ha 31 anni e fa l’anestesista. Arriva da Cagliari. Quando non è di turno va a dare una mano in mensa. «A Cagliari facevo volontariato in ambulatorio – racconta –. Come sono arrivata qui mi sono informata su quali forme di volontariato ci fossero a Olbia. E ho conosciuto il gruppo vincenziano».

La squadra. I volontari si muovono nella cucina come una squadra affiatata. Elementi di un ingranaggio perfetto. Si fa la conta degli ospiti attesi. Ogni giorno ne arrivano 70. Metà sono olbiesi. Sono per lo più uomini, soli, pensionati con un assegno da elemosina di Stato, giovani con lavori precari. Quando si siedono a tavola la pasta fumante è pronta per essere servita. Suor Concetta, Giampaolo e Francesca portano i piatti ai tavoli. Vera e Anna sono ai fornelli e preparano le porzioni. Alessandro è al suo primo giorno e si presta con disponibilità a ogni incarico. Ogni tanto qualcuno bussa alla porta del retro. Sono gli ospiti che ritirano il pranzo e lo portano a casa. I volontari li conoscono tutti per nome. Per ognuno di loro c’è il dono del sorriso e del cuore oltre al pasto. Intanto il servizio a tavola prosegue. Per un’ora è un via vai continuo. Chi finisce il pranzo prende il suo piatto e lo differenzia. Ai nuovi arrivati viene servita la pasta. «Ciò che resta viene conservato e preparato per gli ospiti del dormitorio – spiega Pinuccia Sini, presidente del Gruppo di volontariato vincenziano –. Al momento serviamo solo il pranzo. Lo scorso anno, a gennaio e febbraio, anche in collaborazione con i volontari di altre associazioni, eravamo riusciti a garantire la cena. Una bella esperienza che speriamo di poter ripetere».

I volti. Visi scavati dal tempo, dal dolore e dalla vita. L’età media è alta. O forse quelle che increspano la pelle sono più rughe della sofferenza che segni del tempo. Siedono uno a fianco all’altro. Qualcuno sceglie la solitudine anche a tavola. Molti di loro sono soli nella vita. Ma in mensa trovano un ambiente che sa di famiglia.

Menù del cuore. Il pranzo è buono e le porzioni abbondanti. Ogni giorno in mensa c’è un menù diverso. «Non abbiamo aiuti economici. Ci autofinanziamo e andiamo avanti grazie ai benefattori che sono il nostro pilastro – sottolinea la presidente Pinuccia Sini –. Alcuni ristoranti collaborano con noi. Ovviamente serve sempre tutto. Dai piatti ai tovaglioli ai detersivi agli alimenti per preparare il pasto per i nostri ospiti. Dal pane alla pasta al sugo».

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