La Nuova Sardegna

Olbia

La lotta alle slot machine Nizzi: intervenga lo Stato

di Dario Budroni
La lotta alle slot machine Nizzi: intervenga lo Stato

La città è prima in Italia per numero di apparecchi: sono 15 ogni mille abitanti Il sindaco chiede una legge nazionale. Divisi i titolari dei bar e delle ricevitorie

19 dicembre 2017
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OLBIA. Esistono sostanzialmente due tipi di giocatori. Innanzitutto ci sono quelli che nella fessura della slot machine ci lasciano il resto delle sigarette o del caffè. E poi ci sono i giocatori patologici che dentro la macchinetta luminosa ci lasciano direttamente lo stipendio. E visti i numeri, è facile pensare che i componenti della seconda categoria non siano poi così pochi. Anzi. Olbia è una delle città italiane dove si buttano più soldi alle slot machine: 1356 euro a testa nel 2016, per un totale di 92,1 milioni. E come se non bastasse, Olbia è la prima città in Italia per numero di apparecchi da gioco, per quanto riguarda i comuni tra i 50mila e i 200mila abitanti. In tutto si contano un qualcosa come 15,4 slot ogni mille cittadini. Tutti numeri scritti in una indagine del gruppo editoriale Gedi, basata sui dati forniti dal Monopolio di Stato. Difficile però affrontare e mettere fuori gioco il dramma. Il sindaco Settimo Nizzi, per esempio, dice di avere le mani legate e si rivolge direttamente a Roma, al legislatore nazionale, visto che le slot machine non solo sono legali ma lo Stato ci guadagna anche un mucchio di soldi. E poi ci sono loro, gli esercenti, i titolari di bar, tabacchi e ricevitorie, divisi tra favorevoli e contrari alle restrizioni sul gioco.

Il sindaco Nizzi. Alcuni suoi colleghi si stanno muovendo per cercare di mettere al bando i videopoker, per quanto possibile. Settimo Nizzi, invece, non crede a questo tipo di soluzione. «Per me è inutile fare un’ordinanza che metta un limite agli orari o che vieti di installare le slot vicino alle scuole e ai parchi – commenta il sindaco –. Olbia è una città grande e ai giocatori basterebbe allontanarsi di qualche via per attaccarsi alle macchinette. E senza contare la questione dei ricorsi. Le slot machine sono legali e in tribunale rischieremmo di perdere. Quindi, per mettere un freno a questo problema, che per Olbia come dicono i numeri è drammatico, serve un intervento dello Stato. È necessaria una legge nazionale».

«Inutile toglierle». Non chiamateli mostri. I titolari delle ricevitorie o dei bar sono i primi ad accorgersi quando un individuo imbocca la strada della rovina. «Però penso che togliere le macchinette non abbia alcun senso – commenta Giulia Chillocci, titolare di una grande ricevitoria di viale Aldo Moro –. E questo perché la gente troverebbe tanti altri modi per giocare. Pensiamo per esempio al gioco online, sempre più diffuso. E senza contare che esistono comunque i gratta e vinci. Ultimamente stanno crollando anche il Lotto e il Superenalotto, perché la gente non è più disposta ad aspettare qualche giorno per l’estrazione. Ora esistono giochi dove le estrazioni avvengono dopo pochi minuti. A parte questo, conosco molto bene la questione delle slot machine. Il problema non è l’uso ma è l’abuso, come in tante altre cose. Il proibizionismo non porta da nessuna parte. Sarebbe opportuno, invece, fare delle serie campagne di prevenzione». La presenza delle slot machine non fa proprio arricchire gli esercenti. «Quello che entra nelle nostre casse è ben poco rispetto ai soldi giocati dalle persone. Stiamo parlando del 5 per cento – continua Giulia Chillocci –. Se dovessero obbligarci a toglierle, comunque, qualche danno ci sarebbe. Abbiamo sei dipendenti e ci troveremmo costretti a tagliarne uno».

«Giusto toglierle». Invece Marco Caocci ha un bar in via Vittorio Veneto. In un angolo del suo locale ci sono cinque macchinette di ultima generazione. E vorrebbe farle sparire. «Non le voglio più – confessa il barista –. L’unico problema è che, quando avevo deciso di toglierle, allo scadere dei 5 anni di contratto, mi è stato detto che avrei dovuto pagare 7mila euro per una sorta di penale. A me le macchinette non piacciono, perché in anni ho visto davvero tanta gente piangere e rovinarsi. Le slot fanno male, come anche i gratta e vinci, sia chiaro. Sono favorevole a una eventuale ordinanza». Marco Caocci non è spaventato dal calo delle entrate: «Il nostro guadagno? Mah, è poca roba».

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