Quattro a giudizio per la strada crollata
di Tiziana Simula
Dirigenti e tecnici provinciali sono accusati di aver causato la voragine dove il giorno dell’alluvione morirono tre persone
27 gennaio 2018
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OLBIA. «Per noi è un punto di partenza. A distanza di quattro anni dal crollo della strada, ci sarà un processo che ci permetterà finalmente di capire quali e di chi sono le responsabilità». Così, l’avvocato Maurizio Mani, che tutela l’anziana madre di Maria Loriga, una delle tre vittime precipitate nella voragine di Monte Pino, ha commentato la lettura del dispositivo del gup Giuseppe Grotteria che ieri ha rinviato a giudizio per omicidio colposo quattro dei sei indagati, tra tecnici e dirigenti delle Province di Sassari e di Olbia Tempio per il crollo della provinciale 38 (gli altri due, Giuseppe Muzzetto e Antonio Zuddas saranno giudicati con rito abbreviato a marzo).
Ci sarà, dunque, un processo per i tre morti di Monte Pino – Bruno Fiore, la moglie Sebastiana Brundu e la consuocera Maria Loriga – finiti col fuoristrada sul quale viaggiavano, nel burrone che divise in due la lingua d’asfalto sulla Olbia Tempio, crollata sotto la furia dell’alluvione del 18 novembre 2013.
Nella voragine che si aprì all’altezza di Monte Pino, precipitò anche l’auto di Veronica Gelsomino, unica sopravvissuta a quella tragedia, rimasta gravemente ferita Il 18 ottobre davanti al giudice monocratico Andrea Pastori comincerà il processo a carico di Giuseppe Mela, dirigente della viabilità nella Provincia di Sassari, difeso dall’avvocato Mario Ghezzo, Francesco Prunas, geometra istruttore tecnico alla Provincia Olbia Tempio, difeso dagli avvocati Aurora Masu e Mauro Muzzu, Pasquale Russo, dirigente della viabilità della Provincia Olbia Tempio, difeso dall’avvocato Angelo Merlini, e Graziano Sini, geometra istruttore tecnico alla Provincia di Olbia Tempio, difeso dagli avvocati Antonio Falchi e Costanzo Foddai. Per i loro assistiti, i difensori dei quattro indagati avevano sollecitato il “non luogo a procedere”. Il pubblico ministero aveva insistito per il rinvio a giudizio. Richiesta a cui si erano associati gli avvocati di parte civile: Maurizio e Nicoletta Mani e Massimo Delogu per i familiari delle tre vittime, e l’avvocato Sergio Diomedi, che assiste l’unica sopravvissuta al drammatico crollo della strada. Una tragedia per la quale è stata chiamata in causa anche l’ente della Provincia di Sassari, rappresentata dall’avvocato Agostinangelo Marras.
Ieri mattina, la lettura del dispositivo. «Ce lo aspettavamo, il dibattimento chiarirà l’estraneità del mio cliente», commenta uno dei difensori, Antonio Falchi, legale di Graziano Sini.
Per l’accusa, il crollo della strada sarebbe stato causato da condotte negligenti che riguardano sia le fasi di progettazione e realizzazione, che la manutenzione dell’opera. Non sarebbero state realizzate in maniera adeguata alcune strutture, provocando l’infiltrazione d’acqua che poi ha causato il cedimento della strada, né gli imputati avrebbero vigilato sul problema e sul pericolo per la viabilità. Viene, infine, contestatal’assenza del collaudo statico della strada.
A Pasquale Russo e Francesco Prunas, l’accusa contesta inoltre il reato di occultamento di atti, documentazione tecnica amministrativa originale relativa alla progettazione della sp 38 che, secondo la procura, sarebbe stata sottratta dagli uffici della provincia e nascosta nella macchina di Prunas.
Ci sarà, dunque, un processo per i tre morti di Monte Pino – Bruno Fiore, la moglie Sebastiana Brundu e la consuocera Maria Loriga – finiti col fuoristrada sul quale viaggiavano, nel burrone che divise in due la lingua d’asfalto sulla Olbia Tempio, crollata sotto la furia dell’alluvione del 18 novembre 2013.
Nella voragine che si aprì all’altezza di Monte Pino, precipitò anche l’auto di Veronica Gelsomino, unica sopravvissuta a quella tragedia, rimasta gravemente ferita Il 18 ottobre davanti al giudice monocratico Andrea Pastori comincerà il processo a carico di Giuseppe Mela, dirigente della viabilità nella Provincia di Sassari, difeso dall’avvocato Mario Ghezzo, Francesco Prunas, geometra istruttore tecnico alla Provincia Olbia Tempio, difeso dagli avvocati Aurora Masu e Mauro Muzzu, Pasquale Russo, dirigente della viabilità della Provincia Olbia Tempio, difeso dall’avvocato Angelo Merlini, e Graziano Sini, geometra istruttore tecnico alla Provincia di Olbia Tempio, difeso dagli avvocati Antonio Falchi e Costanzo Foddai. Per i loro assistiti, i difensori dei quattro indagati avevano sollecitato il “non luogo a procedere”. Il pubblico ministero aveva insistito per il rinvio a giudizio. Richiesta a cui si erano associati gli avvocati di parte civile: Maurizio e Nicoletta Mani e Massimo Delogu per i familiari delle tre vittime, e l’avvocato Sergio Diomedi, che assiste l’unica sopravvissuta al drammatico crollo della strada. Una tragedia per la quale è stata chiamata in causa anche l’ente della Provincia di Sassari, rappresentata dall’avvocato Agostinangelo Marras.
Ieri mattina, la lettura del dispositivo. «Ce lo aspettavamo, il dibattimento chiarirà l’estraneità del mio cliente», commenta uno dei difensori, Antonio Falchi, legale di Graziano Sini.
Per l’accusa, il crollo della strada sarebbe stato causato da condotte negligenti che riguardano sia le fasi di progettazione e realizzazione, che la manutenzione dell’opera. Non sarebbero state realizzate in maniera adeguata alcune strutture, provocando l’infiltrazione d’acqua che poi ha causato il cedimento della strada, né gli imputati avrebbero vigilato sul problema e sul pericolo per la viabilità. Viene, infine, contestatal’assenza del collaudo statico della strada.
A Pasquale Russo e Francesco Prunas, l’accusa contesta inoltre il reato di occultamento di atti, documentazione tecnica amministrativa originale relativa alla progettazione della sp 38 che, secondo la procura, sarebbe stata sottratta dagli uffici della provincia e nascosta nella macchina di Prunas.