Rissa e tentato omicidio: cinque arresti
di Stefania Puorro
Una guerra tra bande albanesi all’origine di una mega zuffa scoppiata un mese fa. Eseguite all’alba le ordinanze di custodia
30 marzo 2018
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OLBIA. Cinque albanesi arrestati, altri due denunciati a piede libero. Per tentato omicidio, rissa, porto di oggetti atti a offendere. All’origine c’è una guerra tra bande rivali che, probabilmente, volevano diventare “padrone” di alcune zone della città per commettere attività illecite. Una rivalità esplosa un mese fa durante una paurosa zuffa davanti a un bar di corso Vittorio Veneto, durante la quale erano state usate spranghe di ferro, giratubi, martelli, scalpelli e serpentine. Un regolamento di conti, insomma, al termine del quale uno dei protagonisti, colpito con violenza alla testa, era finito in rianimazione. Quel giorno, gli autori della rissa erano riusciti a scappare: erano stati sentiti alcuni testimoni e si doveva andare a fondo a questa storia. Hanno cominciato a lavorarci i carabinieri della stazione di Olbia Centro, sotto la guida del luogotenente Francesco Putzolu. Sino a quando il quadro è stato chiuso. Ieri è così scattata l'operazione "Quartiere sicuro", coordinata dal reparto territoriale, alla quale hanno anche collaborato i Cacciatori di Sardegna e gli uomini del nucleo elicotteri.
I militari, entrati in azione all'alba, si sono presentati a casa dei cinque albanesi colpiti da ordinanza di custodia cautelare in carcere del gip su richiesta dalla stessa Procura. Nel gruppo c’è anche Dashmir Hoxha, 43 anni, forse uno dei capi banda, con molti precedenti alle spalle. E poi: Daylan Ruci, 37 anni, operaio; Eduard Zefi, 33 anni, muratore; Ilkir Gjoka, 34 anni, muratore anche lui e Izmir Gjoka di 30 anni. Gli ultimi due (insieme con uno dei denunciati, dei quali però non sono state fornite le generalità) devono rispondere di tentato omicidio, rissa e porto abusivo di oggetti atti a offendere. Per gli altri, al posto del tentato omicidio, ci sono le lesioni.
Ieri alle 10 il colonnello Alberto Cicognani, comandante del reparto territoriale, ha tenuto una conferenza stampa insieme con il luogotenente Francesco Putzolu e davanti ad alcuni degli uomini che hanno partecipato al blitz.
«Abbiamo deciso di chiamare questa operazione "Quartiere sicuro" - ha spiegato Cicognani - perché il nostro principale obiettivo è quello di far arrivare segnali forti di sicurezza ai cittadini olbiesi. E' per questo che vengono organizzati molti servizi di controllo laddove sono più frequenti le risse. Lo scorso 27 febbraio, gli uomini della stazione di Olbia Centro, erano intervenuti in corso Vittorio Veneto subito dopo una mega rissa tra albanesi: uno di loro era finito in ospedale, gli altri erano fuggiti. Ed è stato lì che sono stati raccolti i primi elementi utili per le indagini». Indagini che, distanza di un mese, hanno portato il gip a emettere le ordinanze di custodia. Arrivate dopo una serie di ricostruzioni, informazioni incrociate, testimonianze, controlli dei tabulati telefonici. Preziosi anche i risultati dell’esame del Dna e le tracce trovate sulle armi utilizzate (nascoste, prima della fuga, sotto una macchina parcheggiata).
Ovviamente non c'è la certezza assoluta sui motivi che possano aver scatenato la rissa. Ma una delle ipotesi più accreditata sarebbe appunto una guerra tra bande. E quella del 27 febbraio sembra sia stata una vera e propria spedizione punitiva. Alcuni albanesi (erano in quattro) sapevano infatti che i rivali (tre) si trovavano all'interno di un bar. Avrebbero aspettato che uscissero per cominciare a pestarli.
Le indagini, comunque, non sono ancora concluse e non si escludono ulteriori sviluppi.
©RIPRODUZIONE RISERVATA
I militari, entrati in azione all'alba, si sono presentati a casa dei cinque albanesi colpiti da ordinanza di custodia cautelare in carcere del gip su richiesta dalla stessa Procura. Nel gruppo c’è anche Dashmir Hoxha, 43 anni, forse uno dei capi banda, con molti precedenti alle spalle. E poi: Daylan Ruci, 37 anni, operaio; Eduard Zefi, 33 anni, muratore; Ilkir Gjoka, 34 anni, muratore anche lui e Izmir Gjoka di 30 anni. Gli ultimi due (insieme con uno dei denunciati, dei quali però non sono state fornite le generalità) devono rispondere di tentato omicidio, rissa e porto abusivo di oggetti atti a offendere. Per gli altri, al posto del tentato omicidio, ci sono le lesioni.
Ieri alle 10 il colonnello Alberto Cicognani, comandante del reparto territoriale, ha tenuto una conferenza stampa insieme con il luogotenente Francesco Putzolu e davanti ad alcuni degli uomini che hanno partecipato al blitz.
«Abbiamo deciso di chiamare questa operazione "Quartiere sicuro" - ha spiegato Cicognani - perché il nostro principale obiettivo è quello di far arrivare segnali forti di sicurezza ai cittadini olbiesi. E' per questo che vengono organizzati molti servizi di controllo laddove sono più frequenti le risse. Lo scorso 27 febbraio, gli uomini della stazione di Olbia Centro, erano intervenuti in corso Vittorio Veneto subito dopo una mega rissa tra albanesi: uno di loro era finito in ospedale, gli altri erano fuggiti. Ed è stato lì che sono stati raccolti i primi elementi utili per le indagini». Indagini che, distanza di un mese, hanno portato il gip a emettere le ordinanze di custodia. Arrivate dopo una serie di ricostruzioni, informazioni incrociate, testimonianze, controlli dei tabulati telefonici. Preziosi anche i risultati dell’esame del Dna e le tracce trovate sulle armi utilizzate (nascoste, prima della fuga, sotto una macchina parcheggiata).
Ovviamente non c'è la certezza assoluta sui motivi che possano aver scatenato la rissa. Ma una delle ipotesi più accreditata sarebbe appunto una guerra tra bande. E quella del 27 febbraio sembra sia stata una vera e propria spedizione punitiva. Alcuni albanesi (erano in quattro) sapevano infatti che i rivali (tre) si trovavano all'interno di un bar. Avrebbero aspettato che uscissero per cominciare a pestarli.
Le indagini, comunque, non sono ancora concluse e non si escludono ulteriori sviluppi.
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