La Nuova Sardegna

Olbia

Concessioni per le cozze, la Regione: non si toccano

Giandomenico Mele
Concessioni per le cozze, la Regione: non si toccano

Riassetto del porto, l’assessore all’Agricoltura spezza una lancia per i mitilicoltori Il settore produttivo è assediato dal traffico navale e dai progetti per la nautica

29 aprile 2018
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OLBIA. Uno sforzo diplomatico per gettare un ponte di dialogo sul potenziale scontro tra l’oro nero di Olbia e i giganti del mare. L’acquacoltura, con le famose cozze in prima linea, contro i traghetti, le navi da crociera e persino i maxi yacht. Pierluigi Caria, olbiese, assessore regionale all’Agricoltura, è politico abituato al dialogo, per questo usa un tono conciliante per spiegare concetti chiari: senza un Piano regolatore del porto, senza progetti, le concessioni per l’acquacoltura non si toccano.

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«Solo davanti a un interesse pubblico superiore, si potrebbe rivedere la dimensione delle concessioni demaniali che la Regione ha appena assegnato – spiega Caria –. Non mi risulta ci sia un Piano regolatore del porto approvato, come posso confermare che non siano stati depositati ricorsi al Tar da parte dell’amministrazione di Olbia. Sul rilascio delle concessioni demaniali, all’epoca né il comune né l’ex Autorità portuale avevano presentato alcuna osservazione».

La canaletta. Il golfo di Olbia sembra essere troppo piccolo per contemperare le esigenze di chi ha le concessioni per lo sviluppo della molluschicoltura con l’incremento del traffico navale, in quello che è il primo scalo commerciale in Italia. Numeri e prospettive emerse dopo l’intervento di Massimo Deiana, presidente dell’Autorità di sistema portuale del Mare di Sardegna, ex assessore regionale ai Trasporti, proprio a Olbia per partecipare a un convegno sul futuro della filiera ittica. «La convivenza tra acquacoltura e portualità qui è difficile, lo sarà sempre di più davanti alle richieste dei grandi armatori che sottolineano la necessità di far entrare in porto più navi e in sicurezza – spiegava Deiana -. La canaletta di accesso al porto di Olbia è particolarmente stretta ed è circondata dagli allevamenti per la molluschicoltura. La perimetrazione attuale consente una convivenza tra i due sistemi produttivi, ma il porto ha grandi potenzialità di sviluppo. Siamo al limite, gli sconfinamenti in questo senso non fanno bene. Anche un metro in più rappresenta un problema. In caso di nuove concessioni, si troveranno diverse collocazioni».

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Pronta la replica di Caria. «Nella configurazione attuale del porto non esiste conflittualità – sottolinea l’assessore all’Agricoltura -. Il raddoppio della canaletta presenta un problema di dimensionamento, soprattutto all’imboccatura del porto. In ogni caso, la Regione ha assegnato le concessioni per l’acquacoltura nel rispetto delle proprie prerogative».

Stop arselle. C’è poi lo stop alla pesca delle arselle, almeno fino a settembre. Per tutta la stagione estiva non si potrà raccogliere e commercializzare uno dei simboli del golfo e della cucina olbiese. Il motivo lo ha spiegato Mauro Monaco, il presidente del Consorzio dei molluschicoltori, che un anno fa aveva ottenuto in concessione dalla Regione 150 ettari di mare per 15 anni. «Lo scorso anno abbiamo fatto domanda per poter raccogliere nuove specie oltre le cozze e le ostriche – ha spiegato Monaco –. Stiamo parlando quindi di arselle, tartufi, cannolicchi e bocconi. E così è partito l’iter per la classificazione delle aree. È una procedura portata avanti dalla Asl e pagata da noi circa 20mila euro. Alla fine la Regione dovrà elaborare i dati e a settembre il percorso dovrebbe essere terminato».

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«Siamo favorevoli a un percorso di questo tipo, che conduca alla salvaguardia delle risorse dell’acquacoltura – sottolinea l’assessore –. La Regione sta studiando soluzioni innovative per ripopolare le acque sarde con ricci, vongole e arselle. Per queste ultime abbiamo portato avanti una ricerca a Tortolì: da 300 arselle in vasca, ne sono state prodotte più di 2 milioni. Ora si tratta di verificare il metodo di riproduzione nelle acque del golfo».

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