La Nuova Sardegna

Olbia

Il Parco della Maddalena investe 30mila euro per il capodoglio spiaggiato

di Walkiria Baldinelli
Il capodoglio spiaggiato con 22 chili di plastica nello stomaco
Il capodoglio spiaggiato con 22 chili di plastica nello stomaco

Il cetaceo era morto a causa di 22 chili di plastica nello stomaco. Lo scheletro dell’animale tra un anno e mezzo verrà esposto nei locali dell’ente

09 novembre 2019
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LA MADDALENA. Il Parco investe 30mila euro per riportare sull'isola lo scheletro dell'esemplare femmina di capodoglio spiaggiato otto mesi fa a Porto Cervo, con 22 chili di plastica in pancia. E per coprire i costi della sua ricostruzione per scopi educativi, didattici e di ricerca, oltre a quelli dell'allestimento espositivo. La carcassa del cetaceo è custodita al Cert dell'università di Padova. Dopo il ritrovamento del cetaceo, a Cala Romantica, il 28 marzo, un’equipe veneta si era precipitata in Costa Smeralda insieme a quella dell'istituto zooprofilattico sperimentale di Sassari e, su incarico del presidente del Parco, ai volontari della onlus maddalenina Seame Sardinia. «Abbiamo sottoscritto una convenzione con il centro universitario di Padova – spiega il presidente del Parco Fabrizio Fonnesu –, accreditato al ministero dell’Ambiente. Nel prossimo bilancio saranno inseriti 30mila euro, la somma servirà per coprire i costi del progetto di ricostruzione dello scheletro, trasporto e allestimento espositivo in uno dei locali del compendio di Stagnali, a Caprera». In quasi due terzi del capodoglio, una mamma con un feto in decomposizione di due metri e mezzo c’erano 22 chili di rifiuti. I riflettori non si sono mai spenti sul cetaceo divenuto un simbolo per lanciare messaggi di protezione del mare. Le immagini della carcassa lunga otto metri recuperata con una gru dei vigili del fuoco avevano fatto il giro del mondo. Il capodoglio avrà una seconda vita nel compendio di Caprera. «Per il Parco è un emblema di ciò che rappresenta a livello mondiale – spiega Fonnesu –. Di come si stiano depauperando le nostre risorse mare e ambiente. L'esposizione della carcassa è legata alle nostre attività di sensibilizzazione ed educazione, rappresenta un monito. Insieme alle nostre campagne ambientali è anche uno strumento utile per fare educazione scolastica mirata a preservare l'habitat marino e le sue specie».

I tempi di realizzazione del progetto non sono brevi. «Ci vorrà un anno e mezzo prima di poter allestire il locale espositivo», dice il presidente, ricordando il lavoro sinergico portato avanti con enti e associazioni. Come la Seame Sardinia. «Continuiamo a supportare questa iniziativa – dichiara il naturalista della onlus, Luca Bittau –. Siamo sempre in contatto con ricercatori italiani che studiano i cetacei da oltre 30 anni e con i colleghi francesi e greci. Ma non basta identificare l'esemplare spiaggiato. Suggeriamo di mostrare il capodoglio contestualizzando il suo spiaggiamento. Accostando cioè una teca di vetro con i 22 chili di rifiuti, quasi tutta plastica, rinvenuti nel suo stomaco».

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