La Nuova Sardegna

Olbia

Aggius, gli sposi sul carro a buoi per un sì dal sapore antico

Tiziana Simula
Aggius, gli sposi sul carro a buoi per un sì dal sapore antico

Rievocati al “Muto di Gallura” i festeggiamenti del vecchio matrimonio gallurese

10 dicembre 2019
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AGGIUS. Un “sì” dal sapore antico e autentico, immerso nei profumi della terra e nelle usanze del passato. Un abbraccio con la tradizione per rievocare l’antico matrimonio gallurese quando gli sposi arrivavano sul carro a buoi nello stazzo, fulcro del lavoro e della vita quotidiana di allora, e lì si faceva festa con abbuffate di prodotti genuini, fiumi di vino e canti a chitarra. E il carro a buoi addobbato a festa ha accompagnato ieri Stefania Asole e Matteo Piccinnu al “Muto di Gallura” antico stazzo del 1800 trasformato in un’affermata azienda agrituristica, dove sono stati rievocati i festeggiamenti dell’antico matrimonio gallurese. «Mi sono chiesta quanto poteva essere bello e autentico festeggiare il matrimonio come si faceva una volta», spiega Stefania, 35 anni, sarta, avvolta nel suo abito da sposa cucito da lei stessa nel suo atelier “Sorelle Asole”, di Olbia. Un richiamo, anche questo, alla tradizione, con la gonna plissettata e lo scialle sulle spalle con le rose, ricamo votivo alla Madonna.

Ed ecco la festa nello stazzo che Stefania e Matteo desideravano. Prima il sì in chiesa, a San Paolo, poi, il tuffo nelle antiche tradizioni galluresi, nell’azienda agrituristica aggese, in località Fraiga, di Gianfranco Serra, custode di usanze e riti galluresi, presidente dell’associazione culturale “Stazzi e cussogghj”.

I buoi trascinano lenti sulla salita il carro con gli sposi fino a raggiungere lo stazzo dove gli ospiti li accolgono con un fragoroso applauso e tanta curiosità. “Siati li benvinuti a lu coiu di Matteu e Stefania illu Stazzu di Lu Mutu di Gaddhura” è il benvenuto ad ospiti e sposi. Il cantautore Vincenzo Murino intona i canti del repertorio gallurese, melodie e suoni che aggiungo allegria alla festa.

Dentro la casa padronale ogni cosa parla di storia. I prelibati piatti tipici galluresi cucinati con prodotti coltivati nell’azienda così come la carne di animali allevati in loco, si incastonano in un contesto originale con arredi antichi, vecchi utensili da lavoro, un grande telaio del 1930, ritratti e foto ingiallite alle pareti che testimoniano il passato del mondo rurale. Come la foto del commendator Gian Pietro Serra, sindaco di Aggius fino al 1923, vecchio proprietario di “Fraiga”, pro zio dell’attuale proprietario. Tutt’attorno alla casa padronale, sono stati allestiti dei musei: il museo del carro a buoi, il museo del telaio, le cantine dove si produce il vino, e molto altro ancora.

«Facciamo spesso rievocazioni delle vecchie tradizioni, come la Pricunta, l’antico rito con cui l’uomo chiedeva la mano della sposa, e l’Abbrazzu, il fidanzamento», spiega Gianfranco Serra.

«Volevo festeggiare in un luogo autentico – racconta Stefania –. La mia famiglia ha origini bittesi ma è trapiantata a Tempio così come di Tempio è mio marito. Vedere la casa padronale, mi ricordava lo stazzo dove abitavano i miei nonni. Per noi, questo posto è casa. Assaggiare pietanze genuine mi riporta indietro nel tempo quando prendevamo il formaggio dal bauletto di legno dei nonni». Un matrimonio all’insegna della tradizione e dei ricordi. Un modo anche questo per onorare le radici della terra gallurese e la cultura agropastorale della sua comunità. Un impegno a cui Gianfranco Serra dedica la sua vita non solo attraverso il lavoro quotidiano, ma anche col progetto “Stazzi e cussogghj-Primavera in Gallura” nato con l’obiettivo di recuperare le usanze e le tradizioni del territorio gallurese che dalla metà degli anni ’50 sono andate progressivamente scomparendo.
 

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