La Nuova Sardegna

Olbia

Angelo non c’è più, mezza Gallura in lacrime

Angelo non c’è più, mezza Gallura in lacrime

Oggi a Buddusò i funerali del bambino 11enne che soffriva di atrofia muscolare spinale (Smard 1)

16 gennaio 2020
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BUDDUSÒ. Si può morire a 11 anni durante uno degli abituali viaggi di controllo a Reggio Emilia? Si può passare da un leggero senso di spossatezza e stanchezza a un sonno irreversibile? Si può, almeno per Angelo Uleri, appena 11 anni, così è stato.

È questo il senso della tragedia che ha colpito la famiglia Uleri e che ha scosso tutta la comunità di Buddusò. «Eppure – raccontano la mamma Teresa, il papà Massimo e il fratello Alessio – fino alla tarda mattinata di lunedì Angelo dormiva tranquillo nel sedile posteriore della sua auto. Forse era un po' stanco dalla lunga traversata in mare, o forse dal provare la nuova carrozzina, le scarpe, e l’abbigliamento appropriato per combattere la “Smard 1”, patologia invalidante a cui era costretto fin dalla nascita. Aveva bisogno di riposare, almeno così ha pensato la mamma. Ma il padre, nel prenderlo in braccio per adagiarlo nella nuova carrozzina, si è reso conto che non respirava più. Inutile la corsa in ospedale e i primi soccorsi, Una tragedia immane che ha lasciato sgomenti noi familiari, il personale dell’ospedale e tutta la comunità di Buddusò». «Non un breve saluto, non una parola – ricordano i genitori – Angelo silenziosamente HA spiegato le sue ali verso il Paradiso. Occhioni sempre aperti e sorridenti, il sorriso stampato sulle labbra e quell'aria da chi non chiedeva molto alla vita, ma che sapeva trasformare quel poco che aveva in felicità infinita per tutti. Questo era Angelo».

A Buddusò, dove oggi si celebreranno i funerali, gli scolari hanno preparato un grande cartello con disegnato il loro amico che indossa la maglia della Juventus, la sua squadra del cuore. Lo vogliono ricordare così.

«Ora Angelo ha spiegato veramente le sue ali e vola finalmente libero senza impedimenti – concludono tra le lacrime la mamma, il papà e il fratello –. Può calciare il pallone come ha sempre sognato e volare nell’aria libero di fare gol. Mentre nel sonno ci accarezza, ci bacia e ci riempie di dolci ricordi, ci racconta che ora è finalmente libero e forte. Adorato Angelo donaci la forza necessaria per superare questo dolore e sii esempio per tutti quelli che ti hanno conosciuto». (Antonietta Marroni)



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