La Nuova Sardegna

Olbia

Coronavirus, Tempio: «Estetiste e parrucchieri a domicilio: si indaghi»

Giuseppe Pulina
Coronavirus, Tempio: «Estetiste e parrucchieri a domicilio: si indaghi»

Petizione al prefetto dei lavoratori di categoria della città: «Non si rispettano le regole ministeriali»

08 aprile 2020
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TEMPIO. Sarà combattuta a suon di pettini e forbici e forse anche con l’ausilio di qualche carta bollata. Ma questo solo se la questione sollevata da un gruppo di parrucchieri ed estetiste della città dovesse avere un seguito in ambienti diversi dai tradizionali atelier in cui esercitano la professione.

Porta la firma di diversi parrucchieri ed estetiste di Tempio la petizione che è stata indirizzata al Prefetto con la quale viene chiesto di monitorare su quanto starebbe avvenendo in città con tagli di capelli e acconciature non del tutto in regola.

Appellandosi al Prefetto, i firmatari del documento scrivono che «in un momento così tragico per l’intera comunità nazionale, dovuta alla pandemia Covid 19, con profondo sentimento di sgomento e rabbia» si sentono costretti a segnalare un fenomeno verificatosi nella città in cui operano.

«Parliamo di persone, parrucchieri ed estetiste che, anche in questo periodo, continuano ad esercitare abusivamente, recandosi a casa del cliente».

Movimenti sospetti, dunque, e regole non rispettate: di questo si tratterebbe. La segnalazione non vuole probabilmente entrare nel merito di possibili illeciti nell’esercizio della professione, ma richiamare l’attenzione sulla violazione delle norme dei provvedimenti anti-covid che impongono limiti ben precisi all’abbandono dei propri domicili.

Un richiamo, quindi, alla correttezza dei comportamenti da assumere per il bene di tutti. È, infatti, chiaro che il recarsi presso l’abitazione di un cliente costituirebbe una flagrante violazione delle misure del decreto, suscettibile, come si sa, di sanzioni che, di settimana in settimana, sono diventate piuttosto severe.

«Siamo coscienti - si legge sempre nella lettera indirizzata al Prefetto - che, in questo periodo, l’attenzionare il fenomeno del lavoro nero può non essere una sua priorità, ma da tempo, ormai, abbiamo chiuso i nostri saloni e centri estetici, perciò riteniamo gravissime le condotte di questi abusivi che, in spregio alle norme vigenti, continuano non solo a lavorare ma a farlo abusivamente».

In sostanza, viene chiesto non di affrontare l’annoso problema del sommerso e dell’esercizio in nero della professione, ma di «intervenire per pretendere, da parte di tutti, il rispetto delle attuali restrizioni». E questo, dicono, per la salute dell’intera comunità.

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