La Nuova Sardegna

Olbia

In mare per morire, lo salvano

di Stefania Puorro
In mare per morire, lo salvano

Uomo di 75 anni estratto dall’auto sommersa dai lavoratori di un cantiere nautico e da un capitano turco

24 giugno 2020
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OLBIA. Il racconto choc è quello dei primi soccorritori. Che si sono tuffati da una delle banchine di Cala Saccaia per salvare un uomo di 75 anni finito in acqua a bordo della sua macchina. Lo hanno tirato fuori dopo tre minuti di disperati tentativi e un comandante turco, che stava completando il rimessaggio di uno yacht, gli ha praticato il massaggio cardiaco. Una corsa contro il tempo. Sino all’arrivo dei medici del 118. Sono stati loro a far ripartire quel cuore che si era fermato. Ma, forse, non ci sarebbero riusciti se un gruppo di eroi, poco prima, non fosse riuscito a liberare l’uomo dall’abitacolo completamente sommerso.

Alle 15,30 di ieri, nei tanti cantieri di Cala Saccaia, si lavora sulle barche, per prepararle a riprendere il mare. Tra l’Olbia Boat Service e il confinante cantiere Fois c’è una lunga discesa che dalla strada principale porta sino al molo. Una Mazda, con un anziano a bordo, si ferma in alto. Sembra per un bel po’. Poi comincia la discesa, forse in folle, senza che quell’uomo faccia nulla per bloccarsi. «Fermati, fermati», urla un passante. Niente da fare. L’auto prosegue, vola, finisce in mare. Due lavoratori esterni dell’Olbia Boat Service, Marco Sini di 42 anni e Marco Usai di 37 vedono tutto. Il primo si butta in acqua, l’altro rimane sul bordo della banchina, mentre vengono chiamati i soccorsi.

«Non abbiamo perso un secondo. La macchina dell’anziano galleggiava ancora e il finestrino dal lato passeggero era aperto. Il mio collega – racconta Marco Usai – ha cercato di afferrare l’uomo, di portarlo subito fuori. “Dammi la mano, dammi la mano”, gli ha ripetuto. Ma lui è rimasto aggrappato al volante. Ci abbiamo riprovato, alzando ancor di più la voce, perché la macchina cominciava a inabissarsi. È stato inutile».

Allora Marco Sini ha fatto il giro dell’auto, ha raggiunto la parte del guidatore e altri due ragazzi del cantiere Fois si sono tuffati in suo aiuto. Hanno rotto un finestrino, ma quell’uomo continuava a non voler uscire. Poi il terrore. Nel momento in cui l’auto è scomparsa sott’acqua. Ma nessuno si è arreso. E in tre, per circa tre minuti, sono andati su e giù. Sino a quando sono riusciti a portare fuori l’uomo. «A quel punto – continua Marco Usai – io, insieme con i colleghi Paolo Sanciu, Massimo Cocco e Gianfranco Mameli, abbiamo iniziato a fargli il massaggio polmonare. Ma lui non reagiva, non si muoveva». Si è precipitato in loro aiuto il comandante turco Cahit Ozalp, che stava sistemava la sua barca e che è anche un sommozzatore. «Ho fatto un corso, per poter avere la licenza – racconta il capitano, parlando in lingua inglese – e so che quando un uomo resta sott’acqua per tre-quattro minuti, può essere ancora salvato. Comincio allora a praticargli un massaggio cardiaco, poi mi faccio dare un maglietta da usare come filtro e passo alla respirazione bocca a bocca. Non mi sono fermato sino all’arrivo dei medici del 118 che sono poi riusciti a rianimarlo». Da qui il trasporto con l’elisoccorso all’ospedale di Nuoro dove l’uomo si trova ricoverato in prognosi riservata, mentre nel frattempo sulla banchina erano già all’opera i vigili del fuoco, i carabinieri (che hanno aperto un’inchiesta), gli uomini della capitaneria di porto e la polizia.

Un elicottero dei vigili del fuoco, a metà pomeriggio, ha recuperato la macchina.

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