La Nuova Sardegna

Olbia

Abusi a Golfo Aranci il 32enne si difende «Non sono un mostro»

Abusi a Golfo Aranci il 32enne si difende «Non sono un mostro»

GOLFO ARANCI. Ritorna oggi davanti al gup del tribunale di Tempio il caso violenza sessuale denunciato da una 37enne di Cagliari che ha accusato un 32enne di Golfo Aranci, Luigi Morlè, di averla...

25 giugno 2020
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GOLFO ARANCI. Ritorna oggi davanti al gup del tribunale di Tempio il caso violenza sessuale denunciato da una 37enne di Cagliari che ha accusato un 32enne di Golfo Aranci, Luigi Morlè, di averla segregata in casa per cinquanta giorni e di aver ripetutamente abusato di lei dopo averla narcotizzata aggiungendo sonniferi nel cappuccino. Un incubo dal quale era riuscita a fuggire solo grazie al suo ex fidanzato di Cagliari che l’aveva liberata. La donna, stando all’accusa, era stata attirata in Gallura dall’uomo che aveva conosciuto sui social, con la falsa promessa di un lavoro. Il pm Nadia La Femina ha chiesto il rinvio a giudizio con le pesantissime accuse di violenza sessuale aggravata dall’uso di sostanze narcotiche, sequestro di persona e lesioni personali aggravate. Attraverso il suo difensore, l’avvocato Egidio Caredda, l’uomo «urla la propria innocenza». E racconta una versione dei fatti completamente diversa. «I due – spiega l’avvocato – avevano una relazione amorosa e subito dopo essersi conosciuti, nella primavera 2018, la donna era andata a vivere a Golfo Aranci. Non vivevano soli, ma nella casa della famiglia Morlè, insieme ai genitori e al fratello del mio assistito. I due fidanzati giravano assieme per il paese come qualsiasi altra coppia – e su questo chiederò che siano sentiti dei testimoni – ciò esclude qualsiasi ipotesi di “segregazione”. Tra l’altro la casa in cui vivevano si trova al centro del paese e, dunque, sarebbe stato semplice chiedere aiuto ai passanti. La storia tra loro – prosegue il difensore – è durata tre mesi, poi, si è bruscamente interrotta, con animate discussioni, e lei è andata via volontariamente. La madre di Luigi Morlè precisa che non avrebbe mai consentito che il figlio potesse fare del male alla ragazza e che vivendo assieme a loro tutti i giorni, per diversi mesi, avrebbe certamente visto e dunque impedito qualsiasi maltrattamento. Si dice molto dispiaciuta ma anche sicura di riuscire a dimostrare l’infondatezza delle accuse rivolte al figlio». Il difensore annuncia richiesta di giudizio abbreviato «affinché questa vicenda possa avere un epilogo rapido e ripristinare la verità così da restituire dignità ad un’intera famiglia oppressa da gravi accuse». La vittima si è costituita parte civile con l’avvocato Diego Mastromarino. (t.s.)

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