La Nuova Sardegna

Olbia

Mare torbido a Olbia, per la coltura delle cozze si rischia lo stop

Serena Lullia
Mare torbido a Olbia, per la coltura delle cozze si rischia lo stop

Il Consorzio Molluschicoltori: «Conseguenza delle manovre di disincagliamento del cargo Grimaldi»

08 luglio 2020
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OLBIA. L’Eurocargo Valencia ha ripreso il mare domenica pomeriggio lasciandosi dietro una scia di polemiche, un’inchiesta amministrativa della Capitaneria di porto e una richiesta di risarcimento danni.

Alla già lunga lista di conseguenze dell’incagliamento della nave Grimaldi davanti al molo Cocciani, tutte ancora in corso di accertamento, si aggiunge lo stato di salute dello specchio di mare davanti al porto industriale. Lì dove le cozze, arrampicate sui filari, si nutrono e ingrassano. Il Consorzio Molluschicoltori teme che le manovre con tre rimorchiatori per liberare il cargo dalla secca di fango e sabbia, possano avere alterato i parametri fisici, chimici e batteriologici. Oggi verranno eseguiti i prelievi dell’Assl. «L’acqua è torbida – spiega il presidente del Consorzio Raffaele Bigi –. Le operazioni di disincagliamento, oltre ad avere generato danni alle concessioni di cinque nostri soci, hanno movimentato acqua e fango in grandi quantità. Attendiamo l’esito delle analisi. Sappiamo però molto bene che basta poco per superare i parametri che ci consentono il prelievo e la vendita del prodotto. Cinque mesi fa venne sospesa la produzione per il mal funzionamento del depuratore».

Lo stop alla produzione suonerebbe come la beffa che si aggiunge al danno. «Sarà l’inchiesta della Capitaneria di porto ad accertare le responsabilità di quanto accaduto sabato mattina – aggiunge il presidente Bigi –. Di certo possiamo dire che gli impianti di cinque aziende hanno subito danni. Con filari spezzati, affondati o ammassati. Alle spese che dovranno essere sostenute per ripristinare le concessioni, si aggiunge la perdita del prodotto. Se poi non si dovesse provvedere in tempi rapidi a ripristinare gli impianti, c’è il rischio di non poter riprendere la produzione per la stagione 2021».

Sono cominciate le operazioni per salvare le cozze rimaste aggrappate in superficie ai filari ammassati o alla deriva. «È invece andato perso tutto il prodotto finito sul fondo fangoso – precisa Bigi –. Le cozze in quelle condizioni, se non vengono recuperate entro 12 ore muoiono per anossia, per mancanza di ossigeno». A oggi non esiste ancora una stima realistica dei danni. E nemmeno delle tonnellate di cozze perse. «Ogni azienda ha avvocati e periti al lavoro per quantificare i danni e chiedere il risarcimento», conclude Bigi. Danni che però sono stati esclusi dalla Capitaneria di porto. L’Autorità marittima ha puntualizzato la lontananza, circa 200 metri, della nave Grimaldi dai filari di cozze. Molte risposte arriveranno dalla scatola nera che sarà acquisita oggi dalla Capitaneria.
 

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