La Nuova Sardegna

Olbia

«Covid, dati inaffidabili Ora serve responsabilità»

«Covid, dati inaffidabili Ora serve responsabilità»

Nizzi boccia i numeri Ats: valgono zero, in città i positivi sono tra 150 e 200   Appello ai cittadini: attenti alle false sicurezze, bisogna rispettare le regole

16 ottobre 2020
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OLBIA. Basta con il chiedergli i numeri dei positivi al Covid. Perché, dice, quelli dell’Ats sono completamente inaffidabili e perché non sono i numeri a impedire che il contagio si diffonda: bisogna rispettare le regole, ovvero «mascherine, distanziamento e igiene personale, lavandosi le mani e sfregandosele con i gel disinfettanti». Settimo Nizzi è preoccupato, come tutti o quasi. Il virus ha ripreso a galoppare ovunque e il sindaco di Olbia vuole che il messaggio arrivi chiaro alla gente: c’è davvero poco da scherzare. A Olbia i positivi «sono tra 150 e 200». Anche per questo, forse, ritorna alla conferenza stampa telematica: meglio evitare gli incontri, non si sa mai. Parte dai numeri, visto che – dice – glieli chiedono in continuazione e lo criticano se non li fornisce: «L’affidabilità dei dati trasmessi dall’Ats agli enti locali è pari a zero. Si fanno tanti tamponi ma non vengono inseriti nelle liste, c’è un grossissimo rallentamento dei dati». L’esempio è l’ultimo rapporto ricevuto: è aggiornato al 5 ottobre e dunque tutt’altro che in tempo reale. E tutt’altro che reali, a quanto pare, sono i numeri: risultano 142 positivi e tre – appena 3, sì – persone in quarantena. Ma, spiega il sindaco, quando la polizia municipale è andata a fare la verifiche è venuto fuori che «di quei 142 – ai quali mancavano peraltro 5 dipendenti comunali – solo 37 erano ancora positivi, mentre 31 non erano a domicilio, 5 avevano un indirizzo insufficiente e 53 erano già stati dichiarati da tempo negativi e autorizzati a riprendere la vita normale dalla stessa Ats». Dall’elenco mancano, invece, decine di «persone sicuramente positive». Il sindaco, che è anche medico, stima che attualmente «siano tra 150 e 200», appunto. «Non si può continuare così – tuona Nizzi – dobbiamo dare risposte alla popolazione». Ad esempio, la sicurezza che la gente contagiata se ne stia davvero a casa. O il sostegno dei servizi sociali a chi è in quarantena. O, ancora, la raccolta dei rifiuti nelle abitazioni dei positivi che va fatta seguendo le regole anticontagio. Detta in altre parole: se ci si affida ai numeri dell’Ats, si crea un falso senso di sicurezza pericolosissimo. Il virus corre, fa di nuovo paura e bisogna essere rigorosi nei comportamenti. Cene, feste, battesimi, locali: Nizzi sottoscrive precauzioni e prescrizioni dell’ultimo Dpcm, se c’è troppa gente si rischia. Come si rischia a scuola, se manca il buonsenso: «Fate entrare i ragazzi in ritardo, invece farli affollare sui bus» dice ai presidi. Ai quali chiede anche di non negargli gli elenchi di allievi e docenti in quarantena. Per le stesse ragioni che lo spingono a chiedere ai cittadini comportamenti rigorosi: «Non possiamo morire né per il Covid né a causa di un altro lockdown». (a.se.)

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