La Nuova Sardegna

Olbia

«Era l’uomo più forte di Tavolara»

di Dario Budroni
«Era l’uomo più forte di Tavolara»

Addio a Corradino Romano, stroncato dal coronavirus a 86anni. Era ricoverato alla Rsa di Padru

12 novembre 2020
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OLBIA. Tavolara perde uno dei suoi figli. Corradino Romano, 86 anni, nell’isola al largo di Olbia ci era nato e ci aveva sempre vissuto. Negli ultimi tempi era ospite della Rsa di Padru, dove aveva poi contratto il coronavirus. Lunedì pomeriggio, trasportato d’urgenza in ambulanza, è morto appena arrivato nel piazzale dell’ospedale olbiese. Ieri mattina Corradino Romano ha così compiuto l’ultimo suo viaggio verso l’isola, dove è stato infine sepolto, nel cimitero di Spalmatore di terra, accanto ai suoi parenti, ai re e alle regine di Tavolara. E a ricordarlo adesso è proprio Tonino Bertoleoni, attuale sovrano del regno più piccolo del mondo, suo cognato e anche cugino di terzo grado: «Se ne va una bella persona, se ne va un tavolarino».

Tavolarino doc. Corradino Romano, padre di due figli, era nato a Tavolara nel 1934. Per gli appassionati di genealogia e dell’affascinante storia del minuscolo regno mai riconosciuto dallo Stato, c’è da ricordare che era discendente di Bachisio Molinas e di Mariangela Bertoleoni, nata nel 1841, a sua volta regina di Tavolara e figlia di Paolo I, il secondo re dell’isola. Corradino Romano era inoltre il fratello di Pompea, scomparsa nel 2010, regina perché moglie di Tonino Bertoleoni. «Lui, come tutta la famiglia, aveva sempre vissuto a Tavolara. Era una persona davvero benvoluta – racconta re Tonino, che di anni ne ha 87 -. Da un po’ tempo si trovava a Padru. Anche lì era trattato bene ed era benvoluto, ma purtroppo questo virus ce lo ha portato via. È un grande dispiacere per tutti. Corradino era il fratello di mia moglie e, ormai un po’ alla lontana, era anche parente mio. Cugini di terzo grado».

Grande forza. Uomo d’altri tempi e con alle spalle una vita ricca di aneddoti e curiosità, Corradino Romano aveva fatto diversi mestieri. Fino a pochi decenni fa il turismo ancora non esisteva e la comunità di Tavolara contava decine di persone che praticavano la pesca e la pastorizia e che lavoravano anche nelle cave. «Quando a Tavolara si faceva la calce lui spaccava le pietre. Per questo aveva una forza davvero disumana – continua Tonino Bertoleoni -. Ricordo che, quando eravamo giovani, di certo le barche non avevano i motori. E così quando uscivamo a pescare, per esempio i calamari, lui faceva da vogatore». Ed è proprio la grande forza fisica di Corradino a essere rimasta impressa nella mente del re. «Era conosciuto da tutti anche per questo motivo. Era incredibile. Era capace di sollevare anche i chiattini – dice Bertoleoni -. Ricordo che una volta aveva preso un tubo di ferro e, alle estremità, aveva gettato del cemento. Lo utilizzava per sollevare i pesi. E a Porto San Paolo, nella piazzetta al mare, ancora oggi c’è un’ancora molto pesante. Lui era l’unico in grado di sollevarla da terra». La storia della forza di Corradino aveva presto fatto il giro della zona. «Quando era giovane, per sfidarlo si presentò un campione di braccio di ferro – ricorda re Tonino -. E mentre sembrava stesse perdendo, Corradino, con tutta la sua forza, riuscì a battere anche lui».

La scomparsa. Da qualche tempo Corradino Romano si trovava nella Rsa di Padru, dove da alcune settimane si contano diversi ospiti positivi al coronavirus. Anche lui poi risultato positivo al tampone, si era aggravato negli ultimi giorni e lunedì era stato trasportato all’ospedale di Olbia, dove però non hanno neanche fatto in tempo a curarlo. Adesso riposa a Tavolara, il piccolo mondo in mezzo al mare di cui andava sempre orgoglioso.

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