La Nuova Sardegna

Olbia

In casa la memoria del Psi «Nanni era un mio amico»

di Dario Budroni
In casa la memoria del Psi «Nanni era un mio amico»

Il dirigente e sindacalista Salvatorico Valleri apre le porte del suo studio-museo Tra i ricordi conservati gelosamente c’è anche una poltrona dello storico sindaco  

26 novembre 2020
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OLBIA. Lo ricorda come un amico fraterno, un compagno di lotta di una epoca che non esiste più, fatta di bandiere rosse cucite a mano e valanghe di voti socialisti che arrivavano dai portuali. In un angolo del suo studio, tra i ricordi di una vita e le immagini di Nenni e Matteotti, conserva ancora una vecchia e robusta sedia di legno. «Questa era la sua, me la regalò poco tempo prima di morire». Salvatorico Valleri, classe 1931, storico sindacalista e dirigente socialista, di Alessandro Nanni ricorda tutto. Dell’uomo perseguitato dai fascisti e poi diventato carismatico sindaco di Olbia, Salvatorico Valleri fu l’ultimo e fedele amico. «Negli ultimi tempi era malato. E io gli stavo vicino. Abitava in via Porto Romano, andavamo a passeggiare in piazza e all’Isola Bianca. Poi nel 1964 ci lasciò».

L’amico Nanni. Valleri, originario di Monticanaglia, una vita all’Arst e una passione politica spesa tra la Uil e il Partito socialista italiano, era molto giovane quando conobbe Alessandro Nanni, che invece era nato nel 1890. Barba lunga e bianca e una vita da romanzo d’avventura alle spalle, il vecchio Nanni, per Valleri, fu mentore e fonte d’ispirazione. Per questo l’ex sindacalista conserva ancora oggi documenti, cimeli e ricordi in bianco e nero, compresa una sedia gelosamente custodita. «Nanni è stato un grande sindaco e un vero socialista. Era un tipo spontaneo, uno del popolo, gli piaceva partecipare – ricorda Valleri -. Fu uno che con la politica non si arricchì. Anzi, nonostante fosse stato anche consigliere regionale, morì in povertà. E il colpo di grazia arrivò quando, dopo aver votato un provvedimento della giunta regionale democristiana sullo sviluppo dell’agricoltura, fu allontanato dal Psi. Un fatto che lo fece ammalare ancora di più».

Leader socialista. Mentre nel resto d’Italia era il Pci a insidiare lo strapotere della Democrazia cristiana, a Olbia era il Psi la più grande forza di sinistra. E per averne un’idea basta guardare i risultati delle elezioni comunali del 1952, quando Nanni divenne sindaco: socialisti 30.9%, democristiani 26.7% e comunisti 4.2%. «Olbia era socialista. E il motivo era uno solo: Alessandro Nanni. Fu grazie a lui e alle sue battaglie se il partito andava così forte» sottolinea Valleri. Uomo vicino alla povera gente, Nanni contribuì fortemente allo sviluppo della città. Tra il 1919 e il 1920 fu uno dei capi della mobilitazione popolare per l’ammodernamento del porto e lo spostamento dell’approdo del piroscafo postale da Golfo Aranci a Terranova. «Quella volta fecero anche saltare i binari della ferrovia con la dinamite» dice Valleri. Inoltre Nanni fu tra i fondatori della compagnia portuale e anche della Camera del lavoro.

Sindaco di Olbia. Dopo il ventennio fascista, durante il quale fu più volte incarcerato, Nanni puntò al governo della città, che ai tempi, tra l’altro bombardata, era considerata una delle più povere d’Italia. «Riorganizzò le categorie dei lavoratori, e dei portuali in particolare, e credette nelle grandi potenzialità della città – dice Valleri -. Fu sindaco dal 1952 al 1956. E in quel periodo realizzò importanti opere, come le strade principali, e di promuovere anche la nascita dell’ospedale San Giovanni di Dio, poi affidato al Fatebenefratelli». Nel 1956 Nanni non riuscì a restare sindaco di Olbia, ma alle nuove comunali il suo Psi prese comunque il 33.8%. L’anno dopo, nel 1957, diventò consigliere regionale, ovviamente per il Psi, mentre nel 1961, dopo il doloroso allontanamento dal partito si ricandidò in Regione con i sardisti, senza però essere eletto.

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