La Nuova Sardegna

Olbia

Morte nell’area di servizio «L’auto investì Muggiolu»

di Tiziana Simula
Morte nell’area di servizio «L’auto investì Muggiolu»

Testimonianza di Denis Pazzola, complice del furto al distributore di Arzachena Benzinaio accusato di omicidio preterintenzionale, è stato assolto in primo grado

27 febbraio 2021
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ARZACHENA. «Sì, eravamo nel distributore per rubare. Poi abbiamo visto i fari di una macchina che arrivava verso di noi e siamo fuggiti. Ho visto l’auto investire Franco Muggiolu». Parla per la prima volta in un’aula di tribunale, Denis Pazzola, 39 anni, di Santa Teresa, accusato di essere il complice di Franco Muggiolu, sassarese, nel furto messo a segno il 29 ottobre 2009 nell’area di servizio Fiamma 2000 di Lucio Filippeddu, sotto processo con l’accusa di omicidio preterintenzionale per la morte del giovane sassarese. Muggiolu – attualmente in carcere per altri reati –, difeso dall’avvocato Tomaso Masu, è stato sentito ieri dalla Corte d’appello di Cagliari, rendendo una testimonianza diversa da quanto dichiarato a suo tempo ai carabinieri. Stando agli atti, aveva detto di aver visto l’amico durante la fuga scavalcare il muretto della recinzione e di aver poi sentito l’impatto dell’auto contro la barriera. Versione negata ieri. «Non sono parole mie», ha detto ai giudici. Riferendo, invece, di aver visto il Fiorino investire l’amico, ma collocando il fatto non dove gli inquirenti hanno trovato il corpo della vittima e la macchina, cioè vicino al muretto di recinzione, ma vicino al bar, nella parte opposta. Dichiarazioni inattese, mai rese prima.

Filippeddu, difeso dall’avvocato Domenico Putzolu, era stato assolto in primo grado dal gup di Tempio l’11 novembre 2015. Il 3 aprile 2017, la Corte d’appello di Sassari ribaltò la sentenza condannandolo a 4 anni e sei mesi per omicidio preterintenzionale. La Cassazione ha poi annullato la sentenza di condanna con rinvio alla Corte d’appello di Cagliari, accogliendo il ricorso della difesa del benzinaio. Che ha sempre sostenuto di non aver investito il ragazzo, ma di averlo cercato a bordo della sua auto nel piazzale dell’area di servizio, perché voleva fermarlo.

Filippeddu si era precipitato nel suo distributore verso le 3 del mattino quando era suonato per l’ennesima volta l’allarme: aveva già subito 17 furti, diventati 27 nel 2017 come da lui stesso denunciato. I ladri erano ancora lì, col volto coperto dal passamontagna e armati di piede di porco. Alla vista dell’auto erano fuggiti: Pazzola, verso la campagna, Muggiolu, nel piazzale. Cosa sia accaduto dopo è ancora da accertare. Per i giudici d’Appello, Filippeddu lo avrebbe investito e ucciso. Mentre il dispositivo di primo grado stabiliva che non c’erano prove certe sul contatto tra l’auto e la vittima. Ciò che è certo, è che Muggiolu – così è emerso dall’autopsia – è morto per la frattura della vertebra cervicale dopo aver picchiato la fronte contro la barriera in cemento che delimitava il piazzale. Muretto contro cui si era schiantato anche il Fiorino.

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