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Olbia

Olbia, post offensivi sui social e il Comune la licenzia

di Marco Bittau
Olbia, post offensivi sui social e il Comune la licenzia

Via la dirigente Gabriella Palermo che già lo scorso agosto era stata sospesa. Sotto accusa 17 “canzonette” contro il sindaco Nizzi e altri colleghi degli uffici

02 luglio 2021
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OLBIA. I post pubblicati su Facebook costano cari alla dirigente Gabriella Palermo, licenziata per giusta causa dal suo datore di lavoro, il Comune di Olbia. È l’ultimo atto di una storia quasi ventennale di veleni e carte bollate tra la stessa dirigente e l’amministrazione guidata dal sindaco Settimo Nizzi. Si annunciano ricorsi e ancora carte bollate

La Palermo era già stata sospesa dal servizio (il settore Pubblica istruzione, Cultura e Sport) lo scorso agosto. Sei mesi a casa senza stipendio, al termine di un procedimento disciplinare avviato sei mesi prima nei suoi confronti dal Comune, nella persona del segretario generale, cioè il massimo dirigente. Da allora, un post dopo l’altro, l’ex dirigente ha continuato ad alzare i toni della sua personalissima battaglia contro il sindaco Nizzi e altri dirigenti comunali. Così è arrivato la sanzione ancora più severa, cioè il licenziamento.

È stata la stessa Gabriella Palermo ad annunciare il provvedimento, sempre con un post pubblicato su Facebook mercoledì, tarda sera. Allegata al post anche la motivazione: “per aver diffuso tramite il proprio profilo Facebook, nel periodo dal 23 agosto 2020 al 5 febbraio 2021, almeno 17 post dal contenuto gravemente diffamatorio nei confronti del sindaco e altri colleghi del Comune, anche se non nominati ma facilmente individuabili”.

Quella tra Gabriella Palermo e il Comune di Olbia è una guerra senza fine e senza quartiere. Le cronache raccontano di tutto: la dirigente licenziata una prima volta e poi riassunta dal Comune, su ordine del giudice, con un risarcimento di quasi un milione di euro. E poi, l’anno scorso, la clamorosa denuncia per una presunta violenza sessuale presentata contro il sindaco Nizzi. Accusa poi finita in una bolla di sapone, nel senso che la Procura di Tempio ha archiviato tutto.

Da parte sua, la Palermo si è sempre difesa sostenendo di essere perseguitata e mobbizzata. I suoi post su Facebook però sono sicuramente velenosi e un giudice prima o poi stabilirà se sono anche allusivi e offensivi, come ritiene il Comune. Nel mirino il sindaco (mai nominato, ma è evidente che si tratta di Settimo Nizzi) ma anche altri funzionari comunali, soprattutto una beffardamente definita “la Dirigente del Settore Congiure, Cospirazioni, Epurazioni ed Affini”. Le “canzonette” – come lei stessa definisce i suoi post – imperversano sul web offrendo combustibile per la campagna elettorale. A suo dire, raccontano la “storia di un licenziamento preconfezionato”. E poi lanciano messaggi per i naviganti: ora romantici (“il pensiero è come l’oceano, non lo puoi bloccare, non lo puoi recintare…”) ora inquietanti (“i signori che voteranno per Nizzi si preparino a bere olio di ricino anche solo se parlano del tempo. Auguri Olbia”).

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