La Nuova Sardegna

Olbia

In bici per 4600 km fino a Capo Nord: «Cercavo un po' di libertà dopo due anni di pandemia»

Marco Giordo
In bici per 4600 km fino a Capo Nord: «Cercavo un po' di libertà dopo due anni di pandemia»

Antonio Azara racconta l’impresa al ritorno a Santa Teresa

24 agosto 2021
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SANTA TERESA GALLURA. Come passare 21 giorni di pura avventura in bicicletta? Antonio Azara non ci ha pensato due volte e partendo da Santa Teresa ha partecipato all’edizione 2021 della North Cape 4000, una maratona ciclistica lunga 4600 km che attraversando 11 nazioni e percorrendo circa 210 km al giorno l’ha fatto arrivare sino a Capo Nord in Norvegia. «È un evento arrivato alla quarta edizione – commenta al suo ritorno a casa –. Un misto tra gara e viaggio, per essere annoverato tra i “finisher” andava terminato in 22 giorni entro il 15 agosto. Io l’ho concluso in 21 giorni il 14 agosto». Azara, 42 anni, lavora come impiegato nello studio di consulente aziendale gestito dalla famiglia a Santa Teresa. Appassionato di sport, ha giocato per anni come centrocampista nel Santa Teresa in Serie D ed Eccellenza, e pratica amatorialmente il ciclismo da una decina d’anni. «L’obiettivo iniziale – continua parlando dell’avventura a Capo Nord – era quello di potermi godere il viaggio e poter visitare posti nuovi, che soltanto grazie all'utilizzo della bicicletta è possibile fare. Volevo mettermi alla prova e conoscere i miei limiti, respirare il senso di libertà dopo due anni di pandemia e non aver potuto partecipare all’edizione 2020 saltata per il Covid-19. Siamo partiti da Rovereto il 24 luglio. Devi organizzarti tu dove e quando dormire, il mangiare. Siamo partiti con un grande caldo, c’erano 30 gradi mentre all’arrivo a Capo Nord faceva freschino, la temperatura era di soli 5 gradi». Azara spiega il tragitto che ha percorso: «Passato il Trentino, il Veneto e il Friuli siamo entrati in Slovenia superando le Alpi Giulie, poi l’Ungheria, la Slovacchia, molto bella e verde con salite impegnative, per proseguire in Polonia, Lituania, Lettonia ed Estonia. Preso il traghetto, siamo sbarcati in Finlandia, terra stupenda piena di foreste e laghi ovunque. Poi una volta entrati in Norvegia eravamo arrivati al tratto finale. L’ultimo giorno ho dormito praticamente in una fermata di un autobus quattro ore per poi ripartire e arrivare a Capo Nord la sera».

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Il ciclista teresino spiega la filosofia della manifestazione: «In pratica avevamo quattro punti di passaggio obbligatori: Balaton in Ungheria, Cracovia in Polonia, Riga in Lettonia e Rovaniemi in Finlandia. Ognuno interpreta l'evento come meglio crede, ci sono stati gli ultracycling che l’hanno disputato sotto forma di gara, e altri come me invece prima di tutto come un viaggio con l’obiettivo di concluderlo nel tempo limite. Siamo partiti in 190 provenienti da tutte le parti del mondo addirittura qualcuno è venuto da New York e i finisher siamo stati 102. A livello fisico sono stato bene e giorno dopo giorno miglioravo, i momenti di difficoltà ci sono stati ma ho cercato di non andare in crisi a livello mentale. Tutte le sere ho avuto la possibilità di riposare e fare una doccia calda. L’arrivo è stato appagante e meraviglioso, sembrava una meta irraggiungibile. Ho provato tanta soddisfazione considerato che non sono un atleta professionista ma un ciclista amatoriale con uscite settimanali e qualche trail in mountain bike in Sardegna. È stato un viaggio che mi ha lasciato tanta autostima».
 

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