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Olbia, cerca di difendere l’amico e la baby gang lo pesta

Olbia, cerca di difendere l’amico e la baby gang lo pesta

Padre denuncia la violenta aggressione in piazza Crispi: tutto è nato su Tik Tok . «Da mesi minacciavano mio figlio e chi lo ha protetto è finito all’ospedale»

04 ottobre 2021
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OLBIA. Minacciato da una baby gang per tre mesi. Deriso, insultato con scritte pesanti, spintonato più volte. L’altro ieri, poi, la situazione è degenerata. La banda ha cercato Marco (nome di fantasia). Lo ha trovato. Lo ha offeso ancora una volta e gli ha detto che lo avrebbe picchiato. E un suo amico, intervenuto per difenderlo, è stato pestato. Prima con un cazzotto sul viso, poi con due calci alla testa. Tanto che è stato necessario trasportarlo all’ospedale per sottoporlo subito a una tac.

È l’ennesimo, drammatico episodio, in cui i protagonisti sono ragazzini senza controllo. Che il padre di Marco, ma sicuramente non sarà il solo, denuncerà oggi alla polizia. Sta preparando una dichiarazione scritta dettagliata, nella quale ci sono anche i nomi dei presunti aggressori e dei tanti testimoni. Ed è proprio lui a raccontare com’è andata, partendo dal luglio scorso. «È stato allora che hanno cominciato, ripetutamente, a minacciare mio figlio. Tutto è iniziato quando Marco, che ha 16 anni, si è iscritto su TikTok. In poco tempo è diventato un piccolo “fenomeno” tanto da acquisire un altissimo numero di follower. Ha creato brevi clip musicali ed è stato subito successo. Semplici balletti, nulla di più, che evidentemente venivano apprezzati. Ma è stato proprio questo il punto. Forse, da parte della baby gang, è scattata una sorta di invidia e da lì sono partite le minacce. Oltre alle scritte pesanti sui muri, lo offendevano per la strada dicendogli frasi volgari e irripetibili, lo spintonavano, e in qualunque luogo andasse lo chiamavo il “f... di TikTok”. Poi gli inviavano continuamente messaggi del tipo: “Dove sei, ti vengo a prendere e ti riempio di botte”».

Ma il padre di Marco non è rimasto fermo. Era preoccupato e voleva presentare già da allora una denuncia «ma mio figlio, pur consapevole della gravità delle minacce, mi diceva di stare tranquillo, di non preoccuparmi, di fregarmene, aggiungendo che non sarebbe successo nulla. In realtà, io, già un mese fa chiamai il padre di un ragazzo che aveva spintonato Marco e con toni garbati gli raccontai che cosa stesse succedendo chiedendogli di vigilare sul figlio».

Ma da quel momento la situazione è peggiorata e le minacce, ancora più frequenti, arrivavano da una baby gang sempre più numerosa. «L’altro ieri poi, in piazza Crispi, la banda ha dato vita a una vera e propria caccia all’uomo - continua il padre di Marco -. E quando hanno trovato mio figlio che mangiava uno spicchio di pizza insieme con la sua compagnia, si sono fermati davanti a lui e con fare sprezzante hanno detto: “Eccoli, i f... Li picchiamo tutti insieme o uno per volta?”. A quel punto Luigi, sedicenne anche lui, si è fatto avanti chiedendo al gruppo di smetterla e di non rompere più le scatole a Marco che non aveva fatto nulla a nessuno. Ma quel tentativo di calmare gli animi è stato inutile. Anzi. Un componente della gang gli ha sferrato un pugno in faccia e Luigi non ha avuto la forza di reagire. Ha provato a scappare ma è finito per terra ed è stato colpito con due calci in testa. Due persone che si trovavano a poca distanza hanno cercato di inseguire gli aggressori, ma non ce l’hanno fatta. Mentre nel frattempo era già stato chiamato il 118 per soccorrere Luigi e trasportarlo in ambulanza all’ospedale».

Il padre di Marco, arrivato subito in piazza Crispi dopo avere sentito il figlio al telefono, ha parlato con i poliziotti intervenuti sul posto e fatto i nomi dei tre presunti picchiatori e dei ragazzini che hanno minacciato il figlio per mesi. «Questa volta denuncerò tutti e probabilmente non sarò l’unico a farlo. È stato superato ogni limite, ed è ora di dire basta». (s.p.)

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