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Il progettista della chiesa: «Ora si recuperi il dipinto»

Il progettista della chiesa: «Ora si recuperi il dipinto»

A Badesi la polemica sull’opera di Gret Luz–Stemmler cancellata dal parroco L’architetto Fara: «Don Galleri promuova una raccolta di fondi per restaurarlo»

14 ottobre 2021
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BADESI. Continua a far discutere la cancellazione del dipinto di Gret Luz-Stemmler nella chiesa di San Francesco a Badesi, tra le frazioni di Azzagulta e Muntiggioni. Clamore, ma anche malumore e tristezza, sentimenti ben espressi da Giovanni Fara, l’architetto progettista e direttore dei lavori di costruzione della chiesa nel 1995: «È stato distrutto un dipinto esistente da venticinque anni senza alcuna autorizzazione e quindi compiendo anche un reato. Nella vita si può sbagliare, l’importante è riconoscerlo, pertanto spero che il parroco di Badesi si scusi con la famiglia dell’artista e si faccia autorizzare dal vescovo per la raccolta dei fondi necessari al recupero del dipinto. Recupero che tecnicamente si può fare».

«Fra i cittadini di Badesi – aggiunge Fara – è nato una sorta di dibattito per stabilire se gli angeli dipinti dall’artista svizzera fossero belli o brutti. Francamente non si vede l’utilità di una tale discussione, che caso mai andava fatta 25 anni all’inaugurazione dell’opera. Occorre invece ristabilire i fatti nel presente. Cioè, risulta che don Galleri abbia intrapreso, in collaborazione con un’ impresa locale, lavori di manutenzione ordinaria che, come dice la parola, hanno l’obiettivo di ripristinare e consolidare l’esistente. Al contrario si è proceduto per la modifica dello stato dei luoghi distruggendo un dipinto esistente senza alcuna autorizzazione, come ha spiegato il vescovo Sanguinetti. Un fatto grave, se si considera anche che Badesi non possiede alcun bene culturale, pittorico, monumentale o architettonico, ad eccezione del basamento di un nuraghe al momento irraggiungibile. Già in passato sono state eliminate le piastrelle multicolore che ornavano le cupolette e che rappresentavano l’unità dei popoli intorno alla chiesa, sostituite da un rivestimento monocolore celeste inguardabile. Sia don Galleri che l’impresa non hanno sentito la necessità di chiedere informazioni per quanto avevano deciso di fare. Con una semplice telefonata avrebbero avuto tutti i chiarimenti per evitare un così grave danno alla comunità».

La rabbia del progettista è unita ai ricordi di allora. «Quando finimmo la parte architettonica della chiesa, non avevamo altri fondi pubblici, così don Gianni Satta, il parroco di allora, con il comitato che aveva lavorato fin dall’inizio per la costruzione della chiesa, raccolse con le donazioni i fondi necessari per acquistare gli arredi: i banchi, la croce di San Damiano e altro. Le pareti però erano troppo spoglie così proposi l’intervento dell’artista, che in quel periodo viveva in Sardegna. Accettata la proposta, informai la pittrice che poteva eseguire il suo lavoro ma che non cerano risorse per compensarla. La risposta fu: “io sono venuta in Sardegna per vivere, non per far sold”i. Decise quindi di eseguire l’opera a sue spese comprandosi anche i colori. Si è trattato quindi di una donazione alla comunità. Spiegai a Gret il senso del progetto realizzato: due frazioni, quindi due padiglioni, due campanili uniti in un sol corpo per auspicare unità e fraternità tra gli abitanti delle due frazioni. L’artista interpretò l’idea dipingendo due angeli che nel loro volo si incontrano emanando luce, fraternità e speranza, un’opera bellissima che riprende i temi cari a San Francesco. Nel tentativo di difendersi da un gesto così grave, don Galleri si è espresso con dichiarazioni francamente inaccettabili. Infatti, per salvare il dipinto non era necessaria la Soprintendenza bastava il buon senso e si sarebbe evitato di denigrare la memoria di un’artista generosa che purtroppo non c’è più».(m.b.)

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