La Nuova Sardegna

Olbia

Nasce nell’area industriale un distretto dell’energia

di Giandomenico Mele
Nasce nell’area industriale un distretto dell’energia

Un disegno più ampio dietro il deposito costiero di gas naturale liquefatto È già aperta al ministero la procedura di valutazione di impatto ambientale

08 febbraio 2022
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OLBIA. C’è un progetto più ampio dietro la procedura di valutazione di impatto ambientale che è stata avviata al ministero per la Transizione ecologica sul deposito costiero di gas naturale liquefatto da 40 mila metri cubi nel porto industriale Cocciani di Olbia. La Olbia Lng Terminal è ormai una semplice costola della Olbia EnerClima 50. La società è partecipata al 47,5% dal colosso libanese Bb Energy trading, al 47,5% da Vittorio Marzano, imprenditore proprietario di Fiamma 2000 e con grandi e radicati interessi in Gallura e nel Nord Sardegna e al 5% dal socio Antonio Nicotra.

Il progetto. Il punto di arrivo è la creazione di un distretto energetico nel polo industriale di Olbia, che include le quattro unità produttive fondamentali per realizzare il ciclo biologico del carbonio che produce energia in equilibrio con l’ambiente, a zero emissioni nette di gas serra, sfruttando l’energia solare e il riciclo “inesauribile” di risorse organiche locali. Si parte quindi dal terminale di Lng (gas naturale liquefatto), con serbatoio di stoccaggio strategico da 40 mila m3 (pari a circa 260 GWh equivalenti a circa un mese di autonomia energetica del territorio), con annessi impianti di rigassificazione, liquefazione e distribuzione di metano liquido/gas. La società ha garantito al Cipnes che l’accesso di metaniere, contestato da varie parti politiche a Olbia, per l’importazione di Gnl fossile nel golfo di Olbia, sarebbe necessario solo nella prima fase del progetto. Poi la sostituzione di Gnl importato con biometano locale consentirà il semplice utilizzo di bettoline.

Centrali e alghe. Il secondo progetto è quello di una centrale elettrica da 180 MW, alimentata a biogas e predisposta per la cattura e il riutilizzo della CO2 (sistema Ccu). La terza fase prevede la coltura sperimentale di alghe in foto-bioreattori, in grado di catturare circa il 2% delle emissioni, trasformandole in circa 1000 tonnellate all’anno di prodotti per alimentazione, farmaceutica, cosmesi e scarti di biomassa per l’energia. L’ultima parte del progetto prevede l’impianto per il biogas, già avviato, che si inserisce nelle linee programmatiche del Cipnes, per la fermentazione di 40 mila tonnellate all’anno di biomasse ricavate da rifiuti (Forsu), residui e scarti agro industriali e da colture energetiche (tipo le alghe) per produzione di biometano.

Conferenze di servizi. Il progetto, che per ogni unità produttiva vedrà convocata una apposita conferenza di servizi per il via libera del Comune di Olbia, potrebbe definirsi meglio entro la fine di marzo. La società si è detta disponibile a dialogare con l’amministrazione e con eventuali oppositori del progetto per valutare possibili soluzioni tecnologiche alternative. Il progetto prevede anche la realizzazione di una rete del gas che colleghi i Comuni della Gallura al Distretto energia di Olbia, facendo affidamento sull’esperienza e la tecnologia della stessa Fiamma 2000 di Marzano, socio del progetto e già titolare di un accordo di partenariato pubblico-privato per portare il gas metano a Olbia insieme al Cipnes.

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