Stupro in spiaggia, no all’archiviazione
di Tiziana Simula
Baja Sardinia il gip ha accolto l’opposizione delle due ragazze che hanno accusato 4 giovani e disposto nuove indagini
25 febbraio 2022
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BAJA SARDINIA. No all’archiviazione. Non si chiude il procedimento che vede indagati quattro giovani campani, tra i 21 e i 25 anni, accusati da due ragazze, una di Roma, l’altra di Alessandria, di essere state stuprate in spiaggia, a Baja Sardinia, all’alba del 9 luglio 2019. La Procura aveva chiesto l’archiviazione ritenendo che l’attività investigativa svolta non avesse consentito di acquisire prove sufficienti a carico dei quattro indagati, Luca Natale, Davide Miftari, Giovanni Graziano e Daniele Cimmino. Le ragazze, attraverso il loro difensore, l’avvocato Giovanna Porcu, si erano opposte alla richiesta della Procura.
A cinque mesi dall’udienza fissata per decidere sull’archiviazione, il gip Marco Contu ha sciolto la riserva accogliendo l’opposizione delle ragazze e ordinando al pubblico ministero di svolgere ulteriori indagini entro tre mesi. Il gip ritiene necessario approfondire alcuni aspetti, in particolare in relazione a quanto riferito da alcuni testimoni in merito alle condizioni delle ragazze (se al momento in cui le avevano viste fossero lucide o meno).
«Quando ho avuto la notizia ho pianto, non ci speravo più. Per mia figlia e l’amica significa tanto, vuol dire che il giudice ha creduto a loro. Chi ha conosciuto mia figlia prima di quella notte, la vede cambiata, perché la vita l’ha travolta, schiacciata, annientata. Le ha levato la spensieratezza nella cosa più bella alla loro età: l’amore», dice la madre di una delle ragazze.
Le due amiche, di 21 e 19 anni, lavoravano come animatrici in un villaggio turistico, a Budoni. L’8 luglio 2019 erano entrambe libere e avevano deciso di andare in discoteca, al Ritual. Trascorrono lì alcune ore. Bevono. E fanno amicizia col gruppo di giovani campani. Poi, decidono di andare in spiaggia insieme. Salgono in macchina (in due auto diverse) e raggiungono Baja Sardinia. Sono circa le quattro del mattino. Fa caldo, si fanno il bagno. Ai carabinieri di Budoni, a cui avevano presentato la denuncia, le ragazze dicono che non avevano intenzione di togliersi i vestiti, ma i ragazzi avrebbero cominciato a spogliarle fino a farle rimanere solo con gli slip. Cominciano a sentire le loro mani addosso e si tuffano in acqua. I quattro le raggiungono. Si avvicinano, le accerchiano, mentre le due ragazze si abbracciano. Riescono a separarle e approfittano di loro più volte. Una viene portata fuori dall’acqua e dopo aver raggiunto il retro di un chiosco, costretta a un rapporto orale. Viene raggiunta dalla sua amica che riesce a divincolarsi dagli altri e insieme fuggono e raggiungono la macchina. Vicino al parcheggio incontrano delle persone che le aiutano. Dopo essere rientrate nel resort ed essersi confidate con una collega, vanno al pronto soccorso di Olbia dove scatta il protocollo sanitario e poi vanno dai carabinieri.
Queste le accuse contenute nella denuncia. I ragazzi, difesi dagli avvocati Cesare Gesmundo e Francesco Parente, negano la violenza sessuale. Dicono che non c’è stato nessun abuso, che le ragazze erano d’accordo. A scagionarli, in particolare, un video di 30 secondi girato col cellulare da altri giovani che si trovavano lì, su un pedalò, nel momento in cui sarebbero avvenute le violenze. Gli stessi che poi le avevano incontrate nel parcheggio quando le ragazze erano andate via dalla spiaggia nude e piangendo e le avevano aiutate a recuperare le loro cose. Uno di loro, come riportato nelle testimonianze, si era scusato poi con le giovani per non aver capito la situazione. Ora quanto accaduto quella notte passerà ancora al vaglio degli inquirenti. Altri tre mesi di indagini per fare luce sulle accuse.
A cinque mesi dall’udienza fissata per decidere sull’archiviazione, il gip Marco Contu ha sciolto la riserva accogliendo l’opposizione delle ragazze e ordinando al pubblico ministero di svolgere ulteriori indagini entro tre mesi. Il gip ritiene necessario approfondire alcuni aspetti, in particolare in relazione a quanto riferito da alcuni testimoni in merito alle condizioni delle ragazze (se al momento in cui le avevano viste fossero lucide o meno).
«Quando ho avuto la notizia ho pianto, non ci speravo più. Per mia figlia e l’amica significa tanto, vuol dire che il giudice ha creduto a loro. Chi ha conosciuto mia figlia prima di quella notte, la vede cambiata, perché la vita l’ha travolta, schiacciata, annientata. Le ha levato la spensieratezza nella cosa più bella alla loro età: l’amore», dice la madre di una delle ragazze.
Le due amiche, di 21 e 19 anni, lavoravano come animatrici in un villaggio turistico, a Budoni. L’8 luglio 2019 erano entrambe libere e avevano deciso di andare in discoteca, al Ritual. Trascorrono lì alcune ore. Bevono. E fanno amicizia col gruppo di giovani campani. Poi, decidono di andare in spiaggia insieme. Salgono in macchina (in due auto diverse) e raggiungono Baja Sardinia. Sono circa le quattro del mattino. Fa caldo, si fanno il bagno. Ai carabinieri di Budoni, a cui avevano presentato la denuncia, le ragazze dicono che non avevano intenzione di togliersi i vestiti, ma i ragazzi avrebbero cominciato a spogliarle fino a farle rimanere solo con gli slip. Cominciano a sentire le loro mani addosso e si tuffano in acqua. I quattro le raggiungono. Si avvicinano, le accerchiano, mentre le due ragazze si abbracciano. Riescono a separarle e approfittano di loro più volte. Una viene portata fuori dall’acqua e dopo aver raggiunto il retro di un chiosco, costretta a un rapporto orale. Viene raggiunta dalla sua amica che riesce a divincolarsi dagli altri e insieme fuggono e raggiungono la macchina. Vicino al parcheggio incontrano delle persone che le aiutano. Dopo essere rientrate nel resort ed essersi confidate con una collega, vanno al pronto soccorso di Olbia dove scatta il protocollo sanitario e poi vanno dai carabinieri.
Queste le accuse contenute nella denuncia. I ragazzi, difesi dagli avvocati Cesare Gesmundo e Francesco Parente, negano la violenza sessuale. Dicono che non c’è stato nessun abuso, che le ragazze erano d’accordo. A scagionarli, in particolare, un video di 30 secondi girato col cellulare da altri giovani che si trovavano lì, su un pedalò, nel momento in cui sarebbero avvenute le violenze. Gli stessi che poi le avevano incontrate nel parcheggio quando le ragazze erano andate via dalla spiaggia nude e piangendo e le avevano aiutate a recuperare le loro cose. Uno di loro, come riportato nelle testimonianze, si era scusato poi con le giovani per non aver capito la situazione. Ora quanto accaduto quella notte passerà ancora al vaglio degli inquirenti. Altri tre mesi di indagini per fare luce sulle accuse.