La Nuova Sardegna

Olbia

Olbia, schianto nei cieli dell’isola: l’ultimo volo di Catello Piro

di Dario Budroni
Olbia, schianto nei cieli dell’isola: l’ultimo volo di Catello Piro

Nato nel 1918, l’aviatore olbiese morì a 25 anni in un’operazione di salvataggio. Il suo corpo non fu mai recuperato. Una via del centro storico porta il suo nome 

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OLBIA. La fotografia è incollata a una piccola lapide in marmo bianco. Ma lui, là dentro, non c’è. La tomba di Catello Piro, giovane aviatore olbiese, è il blu profondo del mare. Il suo idrovolante precipitò al largo delle coste sud della Sardegna qualche istante dopo essersi scontrato con un altro aereo in volo. Il corpo non fu mai ritrovato, ma nel vecchio cimitero, per avere un luogo dove piangerlo, i familiari gli dedicarono comunque una lapide. Come se lui fosse lì, accanto ai suoi cari. «Or più non batte che l’ala del mio sogno», si legge. Nato nel 1918 a Terranova, Catello Piro, soprannominato Idolo, morì da tenente il 2 agosto 1943 con l’emblema della Croce rossa dipinto sulla coda del suo idrovolante. Aveva 25 anni. Di lui, a Olbia, non si sa molto e quasi tutti ignorano la sua storia. Ma a ricordarlo è comunque una delle più importanti vie del centro città: e cioè via Catello Piro, la strada che da corso Umberto scivola giù verso il mare.

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L’aviatore. La famiglia Piro, ormai numerosa e particolarmente ramificata, è originaria di Ponza. I Piro arrivarono infatti a Terranova nei primi anni del Novecento. Tra loro anche Filippo, attivo come grossista nel settore caseario, che poi sposò Fulvia Vitiello, anche lei di origine ponzese. La coppia ebbe quattro figli: Catello, nato nel 1918, e tre bambine. «E io sono un suo pronipote – spiega Roberto Bertuccelli, che si è occupato di ricostruire la storia dell’antenato –. Catello era il fratello di mia nonna, Luisa. Pur avendo vissuto pochi anni a Olbia, so che era molto legato alla sua città». Catello Piro frequentò con tutta probabilità le scuole superiori a Napoli. Poi si trasferì a Caserta, dove si iscrisse al corso Sparviero dell’accademia aeronautica. «Divenne ufficiale pilota – dice il pronipote –. E in particolare portava gli idrovolanti. Considerata l’epoca, la sua era una vita abbastanza innovativa. Volava da una parte all’altra e trovava anche il tempo per giocare nell’Olbia».

La guerra. Il tempo del divertimento, comunque, finì molto presto. Dopo lo scoppio della seconda guerra mondiale, Catello Piro prese parte a diverse missioni, sia in Grecia che in Africa, nei cieli della Libia italiana. Poi tornò in Sardegna, a Cagliari. Proprio da lì, il 2 agosto del 1943, in un periodo compreso tra la caduta di Mussolini e l’Armistizio, Catello Piro sostituì un suo collega malato e, a bordo di un idrovolante, partì per soccorrere alcuni naufraghi. Per evitare di finire nel mirino degli aerei alleati, sull’idrovolante venne dipinto il simbolo della Croce rossa. «Ma evidentemente qualcuno non si fidò – racconta Roberto Bertuccelli –. Così un altro aereo si avvicinò, forse per controllare da vicino l’idrovolante di Catello, e, a causa di una manovra sbagliata, i due velivoli si scontrarono in volo. Il suo corpo non fu mai recuperato». Toccò alla madre Fulvia ritirare per lui la Medaglia d’argento al valor militare. Negli anni Cinquanta, invece, l’amministrazione comunale di Olbia gli dedicò una via.
 

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