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La Maddalena, piazze inaccessibili e spiagge off limits: chi ha una disabilità è ancora senza diritti

La Maddalena, piazze inaccessibili e spiagge off limits: chi ha una disabilità è ancora senza diritti

Il racconto dello skipper Antonello Tovo, fondatore di “Acque libere”

08 febbraio 2023
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La Maddalena Ha scelto l’ironica forma delle “letterine di Natale” sui social per raccontare la quotidianità senza diritti. Il diritto di andare in una piazza o percorrere una via, di entrare in un negozio, di attraversare la strada senza rischiare di essere “piallato”, di andare in spiaggia e fare il bagno senza dover dipendere dalla gentilezza di turno.

Antonello Tovo, 48 anni, skipper, fondatore dell’associazione “Acque libere”, ex presidente e oggi socio della onlus che lotta per rendere il mare e il territorio libero dalle barriere architettoniche, non si rassegna a vedere quei diritti calpestati. E con la potenza tagliente delle parole denuncia la situazione sui social. Sperando che la classe politica, sorda e disattenta, una volta per tutte trasformi in reali i diritti negati o solo di facciata. Le belle false promesse Tovo accende i riflettori sulle tante promesse dei politici di turno. Un copione che si ripete. In campagna elettorale le persone con disabilità sono destinatarie di morbose attenzioni. Per poi finire dimenticate il giorno dopo il voto. «In campagna elettorale le persone con disabilità sembrano il fulcro di ogni intenzione. Tutti promettono tutto. Tutti sanno tutto delle necessità di persone con limitazioni varie. Tutti sono naturalmente e istintivamente recettivi a ogni bisogno specifico. Poi passa – accusa –. Nessuno intende andare oltre una generica, blanda e infine ambigua condivisione dei bisogni di chi vive una discriminazione costante. Discriminazione, sì. Non uso mai parole a caso».

Attraversamenti vietati Lo sportivo comincia a raccontare poi episodi di quotidianità. Pezzi di vita e di difficoltà che chi la disabilità non ce l’ha sulla pelle nemmeno riesce a vedere. Uno scalino, uno scivolo occupato da un’auto, le buche sull’asfalto. «Dopo cena sono uscito per andare in centro. Ho trovato posteggio di fianco all'ufficio postale. Uno stallo riservato perfettamente dipinto, quasi decorativo. Due stalli affiancati, meravigliosi. Peccato che la strada che costeggia il posteggio sia solcata da un crepaccio in cui ho rischiato di ribaltarmi. L'intera area di sosta interrompe un lungomare fatto anche bene che consentirebbe una piacevole passeggiata per un bel tratto della banchina del centro. L'attraversamento è complesso per tutti. Figurarsi per un non vedente. Servirebbe un semaforo. Ma qui siamo alla fantascienza». Ovviamente la segnalazione di Tovo si è persa nei meandri delle stagionate promesse: “ora interveniamo”, “serve pazienza”.

Strada da mal di mare Un’altra letterina di Natale è dedicata a via Garibaldi, la strada principale dell’isola. Lì si passeggia, lì ci sono i negozi e i locali. «Per mare non ho mai vomitato. Bocche di Bonifacio, Capo Corso e molte traversate. La scorsa estate ho provato a percorrere via Garibaldi, invece, e ho rischiato che mi succedesse. E anche buona parte di piazza Comando non è per niente adatta a una sedia a rotelle. A meno che non vogliate ribaltarvi o vomitare. Volevo partecipare a un'iniziativa estiva ma, strada facendo, ho scoperto che era stata organizzata in una piazzetta del centro storico, non accessibile».

Peba questo sconosciuto Che questi siano diritti calpestati non lo dice Tovo, ma la normativa, l’Ue, l’Oms, l’Onu, la legge italiana. Come lui stesso ricorda citando il Peba, il Piano per l'eliminazione delle barriere architettoniche, un documento di pianificazione che dovrebbe agevolare la programmazione degli interventi finalizzati a rendere accessibili luoghi pubblici, attività di utilità sociale, educativa e culturale di un comune. «Alla compilazione del Piano devono per legge partecipare le persone con disabilità, i loro familiari, le associazioni e tutti i cittadini portatori di specifiche esigenze. Ovviamente coadiuvate da professionalità tecniche ma le persone devono essere coinvolte. L'anno scorso ho inoltrato a due o tre assessori una richiesta di attivazione della commissione per la realizzazione del Peba nel comune di La Maddalena. La risposta si è persa nel vento che come noto, da queste parti, porta via anche le pietre». 

Mare non per tutti La Seatrack a Punta Tegge rappresenta un primo passo verso l’accessibilità delle spiagge per le persone con disabilità. Una conquista ma non la fine dei problemi della categoria. Lo spiega bene Antonello Tovo. «La Seatrack è uno strumento eccezionale, consente a chiunque abbia difficoltà motorie di entrare a mare ed uscirne in totale autonomia», racconta. Ma per passare dalla sua sedia a rotelle alla Seatrack Tovo, come spiega ha bisogno di due persone. Il bagnino, che quando lo vede arrivare, sembra aver visto Satana «deve assicurarsi che la sedia funzioni, che la rampa sia pulita e che ci siano le condizioni di sicurezza. Chiarisco subito che, nonostante il mio caratteraccio ho passato una mezzora piacevole col bagnino, che è stato gentile e professionale e cordiale. E anche simpatico. Il problema è che la disabilità è un tema difficile da affrontare. Sempre. E per questo serve cura e precisione. E formazione». Tovo ha seguito tutte le fasi di quella sedia, dall’idea all’iter per l'installazione. «Ho contribuito a tutto ciò perché mi è stato chiesto individuando un modello di eccellenza nella organizzazione delle spiagge accessibili. Il modello prevederebbe una rampa di accesso al mare, delle aree di sosta (perché un disabile non va in spiaggia soltanto per buttarsi a mare ma ha bisogno anche di un piccolo pezzo di spiaggia dove stare come chiunque). Il modello prevede anche un bagno con doccia. Servirebbe poi un appiglio galleggiante dopo l'ingresso in acqua e un posteggio riservato e segnalato. Anzi due. Una spiaggia accessibile non è una passerella, per giunta spesso poco curata. Nonostante le (legittime) celebrazioni, non siamo andati oltre l'installazione della Seatrack». Tutto il “resto” era inserito in un progetto presentato in risposta a un bando ministeriale «rimasto lettera morta. Abbiamo perso 1 milione 300mila euro di cui una buona metà dedicate a varie figure di lavoro. Io voglio crederci che il Comune ha partecipato e la responsabilità della mancata conclusione dell'iter è della Regione Sardegna, unica in Italia a non accedere al finanziamento. Resta il fatto che i progetti vanno seguiti fino in fondo». (se.lu.)

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