La Nuova Sardegna

Olbia

L'intervista

Il vescovo: in Gallura sotto accusa sanità e viabilità, «lontane dai bisogni delle persone»

di Marco Bittau
Il vescovo: in Gallura sotto accusa sanità e viabilità, «lontane dai bisogni delle persone»

Monsignor Sanguinetti lancia l'allarme Mater: «Rischia di chiudere»

10 aprile 2023
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Olbia. Sanità e viabilità, nervi scoperti della Gallura, sono il punto centrale del messaggio di augurio pasquale rivolto dal vescovo alla comunità. Monsignor Sebastiano Sanguinetti, con tono fermo, parla di grave disagio e di bisogno di risposte immediate. Punta l’indice contro le più grandi incompiute galluresi: la statale 125 da Olbia verso Arzachena e la costa nord, e poi la strada di Monte Pino, interrotta da quasi dieci anni, cioè dalla tragica alluvione del 18 novembre 2013. Sottolinea con un tratto rosso la sanità ormai così lontana dai bisogni della gente. Addirittura il vescovo adombra il rischio che possa chiudere il Mater Olbia hospital, cioè un disastro su tutta la linea.

«Come pastore di questo territorio – è il messaggio di monsignor Sanguinetti – non posso non sottolineare qualche situazione di grave disagio che ha bisogno di risposte immediate. La prima riguarda il tema della sanità, che sempre più si dimostra incapace di rispondere ai bisogni primari ed essenziali della gente, soprattutto dei più poveri. Alle croniche carenze degli ospedali di Olbia, Tempio e La Maddalena si aggiunge il serio rischio di chiusura del Mater Olbia, sul quale era riposta tanta speranza del territorio e non solo». «L’altra situazione di disagio riguarda la viabilità – continua il vescovo di Tempio Ampurias –. Penso ai dieci anni di interruzione della strada di Monte Pino che collega Olbia con Tempio, di cui non si conoscono i tempi di riapertura. E penso anche alla grande incompiuta rappresentata dalla nuova strada che dovrebbe collegare Olbia con la costa nord della Gallura. Ritardi incomprensibili e non più giustificabili, che dovrebbero scuotere la coscienza di tutti, cittadini e istituzioni».

Parole forti su temi di grande attualità per il territorio. La Pasqua di speranza è l’occasione migliore per parlarne. «Cristo è risorto dai morti, a tutti ha donato la vita – ricorda il vescovo – questo è il messaggio della Pasqua, sempre attuale con la sua efficacia di grazia e di speranza. Un messaggio di cui ha urgente bisogno questo tempo di profondi e sconvolgenti eventi. Il Cristo risorto immette nell’attuale tessuto storico il lievito dell’amore e della pace, ma anche il lievito di speranza e di futuro. I notiziari quotidiani da cui siamo inondati hanno sempre più il carattere di un bollettino di guerra. Eravamo ancora sotto gli strascichi della pandemia, e ci siamo ritrovati sommersi dall’immane tragedia dell’invasione armata dell’Ucraina: una guerra, in aggiunta ai tanti altri scenari di guerra sparsi in vari continenti, che ci coinvolge tutti e di cui tutti subiamo gli esiti». «Ma non ci sono solo le guerre tra popoli – aggiunge – ci sono le tante guerre personali che ammorbano il tessuto ordinario delle relazioni umane anche in casa nostra: violenze di ogni genere anche tra le mura domestiche, sui bambini e sulle donne, corruzione, malavita organizzata. Mi domando: cosa sono la guerra, la fame, gli odi, le vendette, le divisioni se non un inferno già in terra? Che cos’è una società come la nostra che non genera più figli? Proprio gli ultimi dati diffusi dalla stampa danno la Sardegna con il più basso indice di natalità. Una società che non genera è una società senza futuro e senza speranza. È una società senza Dio. In questo contesto, credere nella risurrezione non è solo un atto mentale, ma azione concreta. Credere nella risurrezione aiuta la vita ad andare avanti. Non è una parola magica, ma un programma di vita nuova, spirituale, che tende a farsi breccia nel tempo. Ci credono coloro che fanno compiere un passo avanti alla storia avvicinandola all’eternità. La Pasqua, pertanto, sia monito e stimolo ad essere tutti – singoli, comunità, istituzioni – costruttori di pace, di prossimità e di equità sociale».

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