La Nuova Sardegna

Olbia

Il giallo Bechere

Non c’è traccia di Rosa, ma le ricerche continuano

di Marco Bittau
Non c’è traccia di Rosa, ma le ricerche continuano

Olbia, grande spiegamento di forze dei carabinieri: le operazioni stanno interessando una vasta area nelle campagne di San Vittore

07 giugno 2023
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Olbia Un cadavere, armi, droga: tutte le vie del male portano nelle campagne di San Vittore, ma per ora sono solo voci. È vera, invece, la fumata nera che si è levata dopo la prima giornata di ricerche del corpo di Rosa Bechere intorno alla chiesa campestre alle porte di Olbia.

I Cacciatori di Sardegna con l’unità cinofila specializzata nel recupero di cadaveri sotto terra da ieri mattina battono una vasta area tra terreni privati, piccole aziende agricole e fazzoletti di giungla incolta. I militari si muovono spediti, seguono qualche traccia, ma per ora nessun risultato. Oggi si ricomincia e domani arriverà anche un elicottero.

Intanto i due indagati per la scomparsa della donna – Maria Giovanna Meloni (olbiese di 43 anni) e il compagno Giorgio Beccu (49 anni, di Berchidda) – hanno deciso di sottoporsi volontariamente alla prova del Dna. Il prelievo sarà effettuato nei prossimi giorni.

Per ora ostentano sicurezza: «Ci preoccupano di più il Comune e Abbanoa – hanno detto al loro avvocato – perché ci hanno staccato l’acqua nella casa di via Pietro Aretino e non sappiamo come fare». Perché San Vittore? Dopo mesi di vane ricerche, la Procura di Tempio e i carabinieri hanno deciso di puntare dritto sui terreni privati intorno alla chiesa, non troppo distante in linea d’aria dal quartiere San Nicola dove si trova il condominio di via Petta, ultimo domicilio conosciuto di Rosa Bechere.

Gli investigatori hanno qualcosa in mano oppure stanno attuando una nuova strategia investigativa. Forse ci sono nuove intercettazioni telefoniche e c’è poi “Radio via Petta” che ha sempre indicato San Vittore come facile nascondiglio per armi, droga e loschi traffici. In effetti, le campagne di San Vittore sono un groviglio di poderi, sentieri e stradine al limite della percorribilità. Ieri mattina, quando i carabinieri e l’unità cinofila si sono inoltrati in un macchione è diventato praticamente impossibile stargli dietro. Alla fine sono ricomparsi davanti alla chiesetta campestre, teatro di una antica sagra e forse ora custode di un mistero. Certo è che il blitz annunciato a San Vittore ha riacceso i riflettori sulla scomparsa della donna invalida, sessantenne, svanita nel nulla sei mesi fa.

Per la Procura di Tempio Rosa sarebbe stata prima rapinata e poi uccisa da Maria Giovanna Meloni e da Giorgio Beccu, entrambi difesi dall’avvocato Giampaolo Murrighile. Sin dal principio i due indagati hanno rivendicatola loro innocenza, ma gli investigatori, coordinati dal sostituto procuratore Daniele Rosa, non hanno mai ceduto di un passo. Nessuna traccia del cadavere, però. Un giallo con mille declinazioni, visto che la Bechere viveva sola in via Petta dopo che il compagno, Davide Iannelli, nel mese di marzo di un anno fa era stato arrestato con l’accusa di aver ucciso Tony Cozzolino dopo l’ennesima lite tra vicini-nemici di casa.

Iannelli, 49 anni, origini campane, difeso dagli avvocati Abele e Cristina Cherchi , sta affrontando in corte d’assise a Sassari il processo per omicidio premeditato ed è detenuto a Bancali da più di un anno. In via Petta, secondo l’accusa, la coppia Meloni-Beccu avrebbe sottratto alla Bechere i pochi risparmi custoditi in casa e le carte di credito postali poi usate per prosciugare il conto, intestato alla donna, dove veniva accreditato il reddito di cittadinanza. Con quei soldi i due indagati avrebbero acquistato un po’ di tutto: materiali per la pulizia, oggetti per la casa, una affettatrice elettrica, oltre il necessario per mantenere i tantissimi gatti che la Meloni teneva nella sua casa di via Pietro Aretino, di fronte alla darsena di via Redipuglia. Una specie di tugurio sequestrato e poi rilasciato su ordine della Procura di Tempio, insieme a un’altra abitazione a Su Canale e a un chiattino da pesca.

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