La Nuova Sardegna

Olbia

La grande incompiuta

Olbia, per l’ex ostello della gioventù solo promesse lunghe 25 anni

di Serena Lullia
Olbia, per l’ex ostello della gioventù solo promesse lunghe 25 anni

È costato 2 miliardi di lire: viaggio dentro l’edificio abbandonato e dimenticato

11 novembre 2023
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Olbia Il respiro del vento e il frullare d’ali dei piccioni scandiscono la vita di abbandono dell’ex ostello della gioventù. Camminarci dentro è una esperienza per cuori forti. Tra lunghi corridoi pieni di stanze vuote, il proprio riflesso che rimbalza tra porte e finestre di vetro, il rumore dei passi nel silenzio che danno l’impressione che qualcuno ti segua. La vegetazione cresciuta senza disciplina avvolge parti dell’edificio di cemento e vetro alle porte della città, autentico fallimento della politica.

In quasi 30 anni dalla sua costruzione e 2 miliardi di vecchie lire spese, nessuno è mai stato in grado di trasformare le promesse di rinascita in realtà. L’ultimo spot risale al 2016 quando il sindaco Settimo Nizzi lo aveva fatto sgomberare dai senza tetto che lo occupavano. Il Comune, allora, si era impegnato a prendersene cura e a ristrutturarlo con la spesa di meno di un milione di euro. Sarebbe stato destinato ad accogliere studenti universitari. Basta andare a fare una visita, anche se non è proprio consigliato, per rendersi conto che invece nulla è stato fatto. A complicare la vita della struttura non nata sotto una buona stella la sua posizione. Straordinaria dal punto di vista logistico, tra l’aeroporto Costa Smeralda e uno degli ingressi di Olbia, ma in un’area a rischio idrogeologico elevato.

Percorrendo la provinciale 24 per Loiri non c’è una strada di accesso per raggiungere l’ex ostello che passa quasi inosservato immerso nel verde della vegetazione selvaggia. Un’opera architettonica dalle linee moderne e i colori chiari, di sicuro costruita molto bene se dopo quasi 30 anni, senza un briciolo di manutenzione, sta ancora in piedi. Resistono anche i lampioni, ormai cotti dal sole, sistemati nella piazzola di ingresso dell’ex ostello.

L’immobile porta la firma dell’ingegnere Luigi Masciotta, che la realizzò in qualità di project manager ai tempi della giunta Scanu. Tre anni di lavori per ultimarla, dal 1994 al 1997.

La porta per entrare nel primo edificio è stata smontata e buttata a terra, a due passi un materasso. La hall ha un tetto di vetro che fa filtrare la luce rendendo l’interno luminoso anche con il cielo di pioggia. Una volta all’interno si cammina tra vetri sbriciolati, escrementi di uccelli, condizionatori cannibalizzati, cabine elettriche svuotate. Le pareti sono in parte diventate palestre per writer, in altri casi ci sono disegni che di artistico non hanno proprio nulla. Qualcuno ha usato i muri per dediche d’amore, ha scomodato perfino Neruda. Per raggiungere il secondo edificio si attraversa un corridoio con una tettoia di cristallo. Qui la vegetazione si è presa buona parte degli spazi, in larghezza e in altezza. L’edificio è ancora più spettrale del primo. Sui corridoi laterali al piano terra, si affacciano delle stanze senza porte. Avrebbero dovuto ospitare gli studenti. Alcune tracce umane dicono che non sono del tutto disabitate. Doveroso il dietrofront verso l’uscita.

Negli ultimi giorni il sindaco Settimo Nizzi ha rilanciato sul futuro dell’ex ostello. Promette di risolvere il problema del rischio idrogeologico dell’area su cui è costruito. La sabbia che verrà dragata dai canali Zozò, San Nicola e Seligheddu, allargati con uno scavo di due metri di profondità come da Piano anti alluvione, verrà stoccata per chiudere il punto di sfogo di un rio. 

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