Arzachena, giovedì l’autopsia dell’orafo ucciso a bastonate
Giovanni Fresi aggredito a morte dal figlio Michele durante una notte di follia
Arzachena Sarà eseguita giovedì 4 gennaio all’istituto di medicina legale di Sassari l’autopsia sul corpo di Giovanni Fresi, l’orafo di 58 anni ucciso a bastonate dal figlio Michele mentre era in preda alle allucinazioni dopo aver assunto dosi massicce di Lsd e cocaina. La Procura di Tempio ha nominato il medico legale Salvatore Lorenzoni a cui conferirà l’incarico nella stessa mattinata. L’esame autoptico dovrà accertare le cause e le modalità della morte dell’orafo, stabilire se siano stati inferti uno solo o più colpi alla testa della vittima, e valutare la gravità di eventuali altre lesioni sul suo corpo. Il consulente tecnico avrà sessanta giorni di tempo per rispondere al quesito della Procura.
Dall’autopsia arriveranno elementi importati per la ricostruzione dei fatti. Dalle prime informazioni trapelate, Giovanni Fresi sarebbe stato aggredito improvvisamente dal figlio che lo avrebbe colpito col bastone in legno, mentre era al cellulare con la sua compagna. La loro telefonata è stata interrotta dalla furia di Michele Fresi che gli ha sferrato un colpo (o più colpi) di mazza alla testa, sfondandogli il cranio. È lei l’ultima persona ad averlo sentito dopo che l’orafo era andato a recuperare suo figlio per strada per riportarlo a casa.
La donna è stata sentita dagli inquirenti subito dopo i fatti. Sono state sentite anche altre persone che hanno assistito ai vari momenti di delirio del giovane, arrestato dai carabinieri davanti a un bar, in viale Costa Smeralda, dopo aver vagato a lungo scalzo e a petto nudo, agitando minacciosamente il bastone con cui aveva ucciso il padre e aggredito una donna.
Dal 28 dicembre Michele Fresi si trova rinchiuso in una cella nel carcere di Bancali. Davanti al giudice ha ammesso di aver assunto dosi massicce di stupefacenti, quella sera: dieci dosi di Lsd e, poi, un grammo di cocaina. E di essere stato in preda alle allucinazioni: vedeva alieni dappertutto e si difendeva dalla loro aggressione. E ha detto di non ricordare di aver ucciso il padre. Il pubblico ministero Daniele Rosa, titolare del fascicolo, ha chiesto un approfondimento degli esami ematici per accertare quale e quanta droga abbia effettivamente assunto. Michele Fresi è accusato di omicidio aggravato (per aver ucciso suo padre), resistenza a pubblico ufficiale e lesioni personali aggravate dall’uso di un’arma. Nel suo delirio, mentre cercava, secondo il suo racconto, di difendersi dall’aggressione degli alieni, il 27enne, oltre a colpire a morte con una mazza suo padre, ha fratturato la mandibola a una sua amica con la quale aveva assunto droga e ferito due carabinieri che cercavano di fermarlo.
Nelle mani degli inquirenti ci sono già le immagini delle telecamere di videosorveglianza sistemate nelle varie attività – banca Bnl, distributore e bar – che si affacciano tra viale Costa Smeralda e corso Garibaldi dove mercoledì, a notte fonda, Michele aveva dato sfogo al suo delirio culminato col ferimento del padre, morto due ore dopo all’ospedale di Olbia.