La Nuova Sardegna

Olbia

Inchiesta per omicidio

Donna morta a Vignola, la figlia si oppone all’archiviazione: «Troppi lati oscuri, non si chiuda il caso»

di Tiziana Simula
Donna morta a Vignola, la figlia si oppone all’archiviazione: «Troppi lati oscuri, non si chiuda il caso»

Il gip deve decidere sulla richiesta della Procura. La pensionata di Torino era scomparsa nel marzo 2021, dieci mesi dopo erano stati trovati i suoi resti

12 marzo 2024
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Aglientu Silvana Gandola, pensionata torinese di 78 anni, era scomparsa nel nulla il 28 marzo del 2021 mentre passeggiava nella spiaggia di San Silverio, ad Aglientu. La badante che si prendeva cura di lei da quando l’anziana aveva deciso di trasferire la propria residenza a Badesi, aveva raccontato di averla lasciata sola per un attimo e di non averla più ritrovata. Dieci mesi dopo, il 29 gennaio del 2022, erano stati trovati i resti della donna: il cranio e altri pochi frammenti di ossa (sei in tutto). Poco distante, la giacca, la borsa, gli occhiali, il braccialetto e i pantaloni rivoltati.

Il luogo del ritrovamento era a poche centinaia di metri dalla spiaggia, una zona che era stata ampiamente battuta da un massiccio dispiegamento delle forze dell’ordine dopo la sua scomparsa. Un tratto impervio, pieno di rovi e vegetazione che l’anziana avrebbe percorso con le ballerine ai piedi. «Non è possibile che mia madre sia arrivata da sola in quel luogo così impervio...», aveva detto fin da subito la figlia, Laura Rizzi, medico a Torino, sollevando più di una perplessità sull’intera vicenda. Da oltre due anni, la donna si batte per avere risposte sulla morte della madre ritenendo che ci siano molti interrogativi da chiarire.

Il caso – il fascicolo aperto dalla Procura di Tempio è per omicidio a carico di ignoti – è ritornato ieri per la seconda volta all’attenzione del gip del tribunale di Tempio, Marco Contu. Per due volte la Procura ha chiesto l’archiviazione delle indagini. E per due volte, Laura Rizzi, affiancata dall’avvocato Nicola Nettis e da tre consulenti, l’antropologa Chantal Milani, la criminologa Roberta Bruzzone e il geoarcheologo forense Pier Matteo Barone, si è opposta alla richiesta della Procura. La prima volta il gip ha concesso altri quattro mesi di indagini. Ora, concluso il termine, il titolare dell’inchiesta ha chiesto di nuovo l’archiviazione del caso. Per due ore, ieri, il difensore e i consulenti sono stati sentiti in udienza dal gip. Che dovrà ora decidere se archiviare o meno. Diversi gli elementi sui quali stanno facendo leva per scongiurare che il caso venga chiuso.

Hanno sollecitato, così come aveva peraltro disposto lo stesso gip nella sua ordinanza, che sia sentita di nuovo la badante, che è la teste principale, essendo emerse nelle sue dichiarazioni delle incongruenze (sulla donna è stato aperto un fascicolo a parte legato a questa vicenda ed è indagata per abbandono di incapace). Hanno prodotto indagini difensive volte a dimostrare come il luogo in cui furono trovati i resti della pensionata, poco lontano dalla spiaggia dove era stata vista dalla sua badante prima che sparisse, fosse stato ampiamente battuto dalle forze dell’ordine e fosse impenetrabile a cause dei rovi e della fitta vegetazione.

E soprattutto hanno portato all’attenzione del gip delle immagini satellitari che smentirebbero la presenza dell’auto della badante all’inizio della strada che sarebbe stata percorsa da lei e dalla pensionata, a Vignola. Verrebbe insomma smentita la loro presenza in quel luogo il giorno della scomparsa della 78enne. Si attende ora la decisione del gip.

Era il 28 marzo del 2021 quando la donna sparì nel nulla mentre passeggiava in spiaggia. La badante romena aveva raccontato di averla lasciata sola per pochi istanti e di non averla più ritrovata. «Cercavamo le conchiglie sulla spiaggia e poi non l’ho più vista» avrebbe raccontato ai familiari. L’ipotesi avanzata dagli inquirenti è che Silvana Gandola – la pensionata soffriva di problemi di udito – possa aver perso l’orientamento e dalla spiaggetta di San Silverio si sia avventurata sulla strada che porta alla torre aragonese di Vignola. Ricostruzione che non ha mai convinto la figlia. Che ritiene, invece, che ci sia una responsabilità da parte di qualcuno dietro la morte della madre. Dopo l’allarme le forze dell’ordine avevano battuto il territorio circostante ma anche altre zone più distanti, grandi ricerche, cani molecolari in campo, avvistamenti a Sassari, per poi scoprire che Silvana Gandola si trovava a circa un chilometro dal luogo in cui era scomparsa.

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