La Nuova Sardegna

Olbia

Lo scandalo

Navi romane, il sindaco di Olbia: «Mettiamo in sicurezza l’area, chiesto un incontro con il governo»

di Dario Budroni

	I resti di numerose navi romane abbandonati all'aperto
I resti di numerose navi romane abbandonati all'aperto

Il sopralluogo di Settimo Nizzi nell’ex Artiglieria: «Faremo la nostra parte». L’appello a Tajani e Sangiuliano: «Servono più archeologi»

22 marzo 2024
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Olbia. Il tour non è stato certo una passeggiata. Il sindaco Settimo Nizzi è andato a controllare di persona e, alla fine, annuncia che il Comune farà subito la sua parte. Anche perché l’area dell’ex Artiglieria, dove da anni sono abbandonati come vecchi rifiuti i resti di numerose navi romane, è da qualche anno di proprietà comunale. A parte naturalmente il pezzo utilizzato dalla Soprintendenza per conservare l’enorme mole di reperti archeologici, navi comprese. Il sindaco di Olbia annuncia un primo intervento già da lunedì e spiega anche di aver mobilitato i vertici del suo partito, Forza Italia, a cominciare dal ministro degli Esteri Antonio Tajani. Obiettivo: chiedere al governo una attenzione differente nei confronti dell’archeologia in città e nel nord Sardegna in generale. «Ho fatto un sopralluogo con i tecnici comunali – dice Settimo Nizzi –. Da lunedì metteremo in sicurezza i varchi utilizzati dai ragazzi e anche dagli adulti che negli anni sono entrati nell’area con l’obiettivo di fare del male alla nostra città. Poi illumineremo la parte di nostra competenza e installeremo le telecamere di videosorveglianza».

Il controllo. Lo scandalo di Olbia viaggia su due binari. Il primo è il più drammatico: decine di casse contenenti navi romane e medievali, trovate in città tra il 1999 e il 2001, in totale stato di abbandono, all’aria aperta. Tra legni marci e fasciami a mollo nella melma, il grosso sembra essere ormai perduto. Una spiegazione, a ciò, non è stata ancora data. Poi c’è la questione sicurezza, considerato che nei capannoni dell’ex Artiglieria sono conservati anche migliaia di altri reperti archeologici e che è almeno dal 2002 che si registrano atti di vandalismo e furti che hanno più volte messo a rischio l’antico tesoro di Olbia. Nell’area, infatti, può accedere praticamente chiunque. Il sindaco Settimo Nizzi si concentra sul secondo punto, perché, per quanto riguarda l’inspiegabile abbandono delle navi, la competenza è della Soprintendenza. «Oltre alla chiusura dei varchi e alle telecamere, ci occuperemo anche della pulizia – spiega –. Ci impegneremo per un maggiore controllo dell’area. Stiamo parlando di nove ettari di verde pubblico al centro della città. Un bel luogo che non dovrà più essere preda di malfacenti e sbandati». L’ex Artiglieria di Olbia, a parte l’area utilizzata dalla Soprintendenza da circa 25 anni, nel 2017 era passata dalla Regione al Comune per la cifra simbolica di un euro.

Il governo. Il caso delle navi romane, raccontato nei giorni scorsi dalla Nuova, ha spinto il sindaco a rivolgersi al governo. «Siamo in un periodo difficile – spiega –. Il soprintendente Bruno Billeci sta per cambiare sede e le archeologhe che devono occuparsi di un enorme territorio sono a Sassari. Così ho chiesto al ministro Antonio Tajani e al deputato Pietro Pittalis di farsi carico di un incontro a breve con il ministro della Cultura, Gennaro Sangiuliano. Chiederemo archeologi fissi a Olbia. Non si può restare senza. Olbia è una città grande e importante anche dal punto di vista archeologico, così come lo è tutto il nord Sardegna. Abbiamo tantissimi reperti in attesa di essere valorizzati. Non possiamo continuare a disperdere questo nostro patrimonio». Insomma, il caso delle navi romane potrebbe in qualche modo aprire una nuova pagina. «È uno stimolo anche per noi – dice il sindaco –. Da sempre dei siti archeologici si è occupata in maniera esclusiva la Soprintendenza. Oggi è arrivato il momento di fare dei passi in più che permettano di mantenere con maggiore dignità gli importantissimi reperti della nostra storia. Con il prossimo avanzo di bilancio metteremo a disposizione dei nostri beni nuovi fondi, per valorizzare i siti e anche il museo».

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