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La Maddalena, l’ira dei dializzati: «Costretti ad andare in trasferta»

La Maddalena, l’ira dei dializzati: «Costretti ad andare in trasferta»

Il personale non basta e a turno i pazienti devono raggiungere Arzachena

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La Maddalena. Protestano i dializzati di La Maddalena. Da alcuni giorni, a rotazione, sono costretti ad andare in trasferta ad Arzachena per potersi sottoporre alla terapia. «Il motivo è legato all’insufficienza di personale. Non c’è più un medico e, delle tre infermiere in organico, una ha la 104 e quindi un turno limitato e un’altra è in malattia. L’unica che rimane non è ovviamente in grado di seguire con attenzione tutti i pazienti. Ma noi – dicono i dializzati – non possiamo accettare una situazione così pesante. Non solo dobbiamo prendere il traghetto, poi dobbiamo arrivare ad Arzachena, sottoporci a una procedura che dura quattro ore e che non è certo una passeggiata per poi tornare indietro. Siamo tutti uniti e tutti d’accordo nel portare avanti la nostra protesta, ma l’obiettivo è quello di sensibilizzare l’opinione pubblica e sperare che la dirigenza della Asl risolva l’emergenza. Spesso gli operatori del nostro reparto sono stati spostati altrove, in caso di necessità: è capitato che andassero a Olbia, a Tempio o ad Arzachena quando serviva una mano. Si potrebbe fare lo stesso inviando qui, sino a quando sarà necessario, il personale che serve».

I dializzati continuano: «Dobbiamo sottoporci a dialisi tre volte la settimana: per un gruppo i giorni stabiliti sono il lunedì, il mercoledì e il venerdì, per l’altro il martedì, il giovedì e il sabato. Quello della dialisi è un servizio importante che continua però a perdere pezzi danneggiando i pazienti. Dopo lo stop al servizio dialisi vacanze, adesso non si consente ai maddalenini che devono sottoporsi alla terapia di poterla fare nel loro ospedale. Abbiamo anche cercato di sensibilizzare i responsabili del reparto affinché potessero essere formati dei nuovi infermieri che devono ovviamente avere delle competenze precise, ma non siamo stati ascoltati. Chi ha già dovuto sopportare il disagio della trasferta ad Arzachena è tornato a casa distrutto. Non possiamo quindi stare a guardare e non vogliamo che la dialisi, già lunga e pesante, si debba trasformare in un incubo. Ci auguriamo, dopo questa protesta pubblica, che qualcuno si muova e che, soprattutto, si trovi una soluzione».

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