Fratelli dispersi da due settimane, la famiglia: «Speriamo ancora nel miracolo»
Proseguono le ricerche in mare, nuovo appello ai sub professionisti: «Abbiamo bisogno di voi disperatamente»
Olbia Due settimane di ricerche disperate, di angoscianti attese e di speranze mai perse. Vite appese a risposte che tardano ad arrivare. Di Giuseppe e Lorenzo non si sa più nulla da tredici giorni, da quel maledetto 19 aprile. Quel giorno, doveva essere come tutte le altre volte: l’uscita in barca all’alba per una battuta di pesca, e poi, il rientro a casa nel pomeriggio dalle loro famiglie. Ma così non è stato. E ancora non si sa con esattezza cosa sia successo. Nessuna traccia finora di loro, e neppure della barca, nonostante non si stia lasciando nulla di intentato. Le ricerche da parte della Capitaneria di porto e di tanti volontari privati proseguono, gli appelli dei familiari si moltiplicano. «Speriamo ancora nel miracolo», dice la famiglia.
La speranza di trovare informazioni utili alle ricerche di Giuseppe e Lorenzo dall’esame degli account dei loro cellulari, è purtroppo svanita questa mattina 2 maggio, con l’arrivo delle prime risposte. Dall’analisi informatica sugli account associati ai telefoni dei due fratelli olbiesi dispersi in mare, è stato accertato che Giuseppe aveva la geolocalizzazione disattivata mentre Lorenzo aveva terminato lo spazio di archiviazione su iCloud e pertanto non venivano sincronizzati dati e informazioni potenzialmente utili. Il tentativo di arrivare alla geolocalizzazione dei cellulari, dunque, non ha dato l’esito sperato. Ma questi nuovi elementi non fermeranno le ricerche sulle prove digitali che proseguiranno ininterrottamente su altri fronti, tra cui gli approfondimenti sulle analisi dei tabulati telefonici, e non solo, come rimarca il legale della famiglia Deiana, l’avvocato Pietro Cherchi, che sta svolgendo indagini difensive attraverso un proprio consulente, il perito informatico forense Gabriele Pitzianti, specializzato in digital forensics, che ha già svolto incarichi per diversi Tribunali e Procure d’Italia.
«Lavoreremo sui tabulati per individuare il traffico telefonico e informatico e sulle celle telefoniche di Nodu Pianu e Padru che hanno agganciato le ultime due telefonate – spiega l’avvocato Cherchi –. Allo stato non possiamo escludere nessuna ipotesi. È vero che sono trascorsi tanti giorni e che certamente si teme il peggio per i due ragazzi, ma non abbandoniamo la speranza di poterli ritrovare in vita. Non abbiamo trovato neppure la barca e, quindi, non sappiamo cosa è successo».
Intanto, prosegue l’attività d’indagine della Procura di Tempio e proseguono le ricerche a mare da parte della Capitaneria di porto e di tanti volontari che stanno supportando i familiari dei giovani fratelli dispersi. Margherita Di Corcia, suocera di Lorenzo, lancia un nuovo appello, dopo quello fatto alla trasmissione televisiva “Chi l’ha visto”. «Abbiamo bisogno di rinforzi – dice – Il mare è immenso e se siamo in pochi è come cercare un ago in un pagliaio. Chiediamo aiuto ai professionisti: sommozzatori ots e subacquei tecnici con rebrither. Abbiamo bisogno di veicoli subacquei e droni. Abbiamo bisogno di voi disperatamente – ribadisce –. Chiediamo di condividere questo messaggio sui social per diffonderlo il più possibile. Rinnovo l’appello anche a tutti i passeggeri che il 19 aprile erano a bordo di navi di linea in entrata e in uscita dal porto di Olbia e Golfo Aranci e che hanno girato video o scattato foto verso il mare, di contattare me o il nostro avvocato. Potrebbero esserci elementi utili alle ricerche». Possono essere contattati su Facebook attraverso i profili di Bo Andrea Margherita (ovvero Margherita Di Corcia), Simplicio Deiana e Davide Petta.